Scritto per EurActiv.it il 13/04/2014
Ufficialmente aperta la campagna elettorale per il voto europeo del 25
maggio, molti partiti vivono giorni di fibrillazione per la formazione delle
liste, mentre il Pd, che ha già pubblicato le proprie, svela la sua strategia
per ottenere la presidenza del Parlamento europeo: punta su Gianni Pittella,
ricandidato con deroga.
Fra i partiti alle prese con il puzzle delle liste, c’è Forza Italia, dove
s’ha notizia di varie defezioni, mentre Beppe Grillo scherza, dopo uno
spettacolo a Firenze, sul prossimo voto: "Abbiamo
fatto i sondaggi, ma quelli seri, non quelli della Rai. Siamo all'88%. Dobbiamo
solo convincere quel 12% che è ancora titubante".
In attesa della definizione di tutte le liste,
emerge con chiarezza che il Pd, ricandidando Pittella, punta a ottenere per la
prima volta all’Italia la presidenza dell’Assemblea di Strasburgo, da quando è
eletta a suffragio universale. Anche se, per riuscirci, il Pd dovrebbe, per assurdo,
quasi sperare che il partito socialista europeo perda le elezioni, così che la
presidenza della Commissione europea vada a un popolare. Difficile, infatti,
immaginare che il presidente di Commissione e Parlamento appartengano allo
stesso partito, anche se ciò è già accaduto in passato.
Lanciando a Torino la campagna, il premier, e leader
del Pd, Matteo Renzi non ha però guardato agli incarichi nel Parlamento: ha
affermato che il Pd e la sinistra vogliono cambiare l’Europa, puntando su meno
regole e più lavoro.
In un’intervista all’ANSA, Gianni Pittella, vice-presidente vicario uscente
del Parlamento europeo, e candidato nella circoscrizione sud, con una deroga
speciale, avendo già fatto tre legislature come eurodeputato, ha detto: "E'
ora che l'Italia torni a ricoprire la più alta carica nel Parlamento europeo.
Sarebbe un grande riconoscimento in primis per il Paese, ma anche per il nuovo
Partito democratico di Matteo Renzi. L'obiettivo è a portata di mano. Ci sono
tutte le condizioni nazionali e comunitarie perché il governo italiano porti a
casa il risultato. La svolta si è avuta con l'adesione del Pd al Pse. Finalmente s’è capito che per contare davvero in Europa occorre stare nelle
istituzioni. E' finito il tempo in cui Bruxelles era considerata una sorta di
dopo lavoro per politici in pensione. Il Pd e l'Italia di Renzi si candidano a
cambiare l'Unione che, oggettivamente, così com'è rischia d’affondare".
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