Scritto per Il Fatto Quotidiano del 27/04/2014
"Berlusconi è sinonimo
di odio, d’invidia e di litigio": la reazione di Martin Schulz, presidente
del Parlamento europeo e candidato socialista alla presidenza della Commissione
europea, si fa attendere alcune ore, ma quando arriva è durissima verso il
leader di FI, morbida verso l’Italia. E’ "scandaloso" –dice Schulz- che
"simili stupidaggini" siano dette per trarne vantaggio elettorale: un
comportamento che "contrasta con quello che l'Italia è: un Paese meraviglioso,
un grande popolo".
Tra Schulz e Berlusconi, il
conto è aperto dal 2013, cioè da quando l’allora premier italiano, e presidente
di turno del Consiglio europeo, gli diede del kapò nell’aula di Strasburgo, reagendo,
irritato, alle critiche dell’allora capogruppo socialista.
Quella fu una sortita
immotivata, ma spontanea. Adesso, c’è l’obiettivo di qualificare la campagna
elettorale europea di FI in senso anti-tedesco. E, così, Berlusconi non si mette
contro solo Schulz, che gli è già nemico, ma anche il governo e l’opinione
pubblica tedeschi: Manuela Schwesig, numero due dell’Spd, ministro della
famiglia, giudica gli attacchi dell’ex premier diretti “contro tutti i
tedeschi”; e Die Zeit denuncia “lo squallore” delle parole del leader
pregiudicato.
La notizia delle frasi di
Berlusconi arriva mentre Schulz, ieri in Italia, per partecipare, da presidente
del Parlamento, alle celebrazioni del 25 aprile, come ha già fatto altre volte,
prosegue la campagna in Romania e poi in Bulgaria. Il vice-presidente del
Parlamento europeo Gianni Pittella, che lo raggiunge, lo trova “sereno, ma
sconcertato” per “il patetico declino” dell’ex premier italiano.
Schulz ha la tentazione di
non rispondere. Così, le prime repliche sono del presidente del Partito socialista
europeo, Sergei Stanishev, che chiede ad Angela Merkel e a Jean Claude Juncker,
candidato dei popolari alla presidenza della Commissione, l' "immediata condanna"
delle "spregevoli dichiarazioni" di Berlusconi.
Il capogruppo S&D al
Parlamento europeo Hannes Swoboda aggiunge che "Forza Italia non può più
stare nel Ppe", perché il suo leader
"non rispetta gli standard minimi europei di educazione e
comunicazione". "Il Ppe –intima Swoboda- deve decidere se è di centro
o se accetta estremisti".
Insomma, i socialisti usano
le frasi di Berlusconi per mettere in difficoltà e ‘stanare’ i popolari, che,
se cacciassero FI, perderebbero la speranza di essere ancora il gruppo più
numeroso nell’Assemblea di Strasburgo, dopo il voto del 25 maggio. Del premier
pregiudicato, nessuno si cura davvero.
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