Scritto per Il Fatto Quotidiano del 17/04/2014
La prova di forza di Kiev contro i separatisti russofoni
dell’Ucraina orientale si liquefa come neve al sole: una colonna di blindati
viene intercettata e ‘dirottata’ dagli insorti, senza sparare un colpo. Ma il
flop dell’operazione antiterrorismo delle autorità ucraine non allenta la
tensione: sul terreno, la situazione resta incandescente, a poche ore da un
appuntamento diplomatico cruciale, l’incontro, a Ginevra, fra i responsabili
degli Esteri di Russia, Usa, Ue ed Ucraina.
Una certezza, alla vigilia, c’è: l’Europa non morirà di
freddo per Donetsk, anche se già si parla d’una nuova fase di sanzioni
economiche e diplomatiche. La
Russia gioca sulle paure dell’Ue: parlando con Angela Merkel,
Putin agita lo spettro di una “guerra civile” in Ucraina.
Mentre la
Transdniestria , territorio separatista russofono della
Moldavia, confinante con l’Ucraina, intima all’Unione di riconoscerne
l’indipendenza, se tiene alla stabilità della Regione: il domino della Crimea
rischia di ‘balcanizzare’ tutta una fetta di ex Urss.
La crisi più grave fra la Russia e l’Occidente dalla fine della Guerra
Fredda continua a deteriorarsi. E la
Nato annuncia un rafforzamento delle misure a difesa di Paesi
baltici e Polonia, molto inquieti di fronte a quello che considerano
l’intervenzionismo russo.
Dopo gli scontri con vittime di martedì, le forze regolari
ucraine che dovevano ristabilire l’ordine nell’Est, dove i filorussi occupano
palazzi del potere in diverse località, hanno ieri subito smacchi, specie nei
pressi di Slaviansk, controllata da sabato dai separatisti.
Una colonna ucraina è stata bloccata dai filo-russi a
Kramatorsk, poco a sud di Slaviansk. Uomini armati con uniformi senza simboli e
passamontagna calati sul volto hanno preso sei blindati e li hanno portati in
città, accolti come eroi da una parte della popolazione.
Ci sono stati negoziati. Poi, il resto della colonna -15 mezzi-,
se n’è ripartita in senso inverso, dopo che i militari, in lacrime, riferisce
un inviato dell’Afp sul posto, avevano deposto le armi.
A Donetsk, capitale dei russofoni dell’est, uomini armati e
incappucciati hanno preso il municipio, per organizzare –si dice- un referendum
sulla “federalizzazione” dell’Ucraina. Qui, i separatisti avevano già
proclamato il 7 aprile una “repubblica sovrana”.
Kiev sostiene che gli insorti filo-russi, gli “uomini
verdi”, sono soldati dei corpi scelti russi, che avrebbero già agito in Crimea
prima del referendum per l’annessione alla Russia. Mosca nega d’avere agenti o
soldati in territorio ucraino, ma mantiene 40mila uomini in arme lungo il
confine.
I russi negano di destabilizzare l’Ucraina e accusano il
potere ‘pro europeo’ di Kiev di esasperare gli ucraini russofoni: l’idea di una
federalizzazione si intreccia con quella di una regionalizzazione. Se ne
parlerà nell’incontro di Ginevra, preceduto da un fuoco di sbarramento di
moniti contrapposti: Kiev accusa Mosca di volere “edificare un nuovo Muro e
tornare alla Guerra Fredda”; Mosca dice che lo stato ucraino non funziona.
Se la riunione a quattro dovesse fallire, Washington pensa a
nuove sanzioni, anche economiche. Bruxelles è molto più cauta, perché non vuole
una ‘guerra del gas’.
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