Scritto per Il Fatto Quotidiano del 12/06/2016
Le guerre
di Bush, Obama non riesce proprio a finirle, nonostante gli impegni presi
cogli elettori nelle campagne 2008 e 2012: dove ci ha provato, come in Iraq,
da dove ha ritirato tutte le truppe, la guerra è tornata peggio di prima e
s’è allargata alla Siria e fino alla Libia, una macchia d’orrore sul Medio
Oriente; dove ci ha rinunciato, come in Afghanistan, dove ha lasciato un contingente
di quasi 10 mila uomini, la guerra torna spesso al punto di partenza, come in
un gioco dell’oca che sarebbe stucchevole se non fosse sanguinoso.
Dopo quasi
15 anni dall’inizio di questa stagione di conflitti datati 11 Settembre 2001,
nessuno dei due Paesi ha una struttura statale affidabile e condivisa dalle
etnie e dalle fazioni locali. L’incapacità, la partigianeria e la corruzione
dei governi succedutisi – non molti, in realtà – sono fra le cause del
perdurare della guerra.
E così il presidente
Barack Obama, che un giorno si guadagna il Nobel per la Pace attribuitogli
sulla fiducia nel 2009 e un giorno ne inficia la legittimità, ha di nuovo
autorizzato una ripresa degli attacchi contro i talebani, da condurre in
collaborazione con le autorità dell'Afghanistan. L’aviazione statunitense
condurrà raid aerei “limitati” e le truppe Usa allargheranno il raggio
d’azione e non si limiteranno a rispondere ad attacchi diretti contro di
loro, ma interverranno anche a sostegno delle unità afghane, la cui efficacia
operativa resta limitata.
Decisioni
che il presidente ha preso dopo avere a lungo esitato e con riluttanza: Obama
si rende conto di seppellire così una promessa elettorale e teme pure
contraccolpi sulla campagna in atto per Usa 2016. Ma alla fine i militari
l’hanno convinto: temono che i talebani tornino a controllare larghe aree del
Paese.
In
Afghanistan, dove sono morti oltre 2.000 militari americani, lo spargimento
di sangue è impressionante: nel 2015, sono caduti oltre 5.000 soldati
afghani, senza contare i morti fra i talebani e le vittime civili. I
sequestri di stranieri restano all’ordine del giorno – venerdì, una
cooperante indiana è stata rapita a Kabul -, come autobombe e ordigni lungo
le strade, attacchi ai posti di polizia e alle moschee.
La
minaccia e l’intraprendenza militare d’iinsorti e terroristi varia con le
stagioni: adesso, è tempo dell’offensiva d’estate, sempre temuta. Gli
sporadici successi delle azioni anti-terrorismo delle forze speciali Usa non
intaccano l’asse al Qaida – talebani e neppure l’appoggio di parte della
popolazione locale per i rivoltosi. E’ di ieri la notizia che il leader di Al
Qaida, Ayman al-Zawahri, ha dichiarato "fedeltà" a Haibatullah
Akhundzada, il nuovo capo talebano scelto dopo l'uccisione di Muhammad
Mansour.
Spesso le
cronache afghane hanno un sapore di tragica beffa per gli Stati Uniti. USAToday
ha recentemente rivelato che una dozzina di ex detenuti liberati dal carcere di
Guantanamo sono stati protagonisti di azioni costate la vita a militari
americani in Afghanistan.
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