Scritto per www.GpNewsUsa2016.eu e Formiche.net il 20/06/2016
Cresce la fronda contro Donald Trump nel partito
repubblicano, mentre il candidato in pectore alimenta le perplessità con prese
di posizione discutibili sui fronti interno e internazionale ed esibisce, nei
sondaggi, un’inattesa fragilità rispetto alla rivale democratica Hillary
Clinton, specie dopo la strage di Orlando.
Sulla carta Trump non corre rischi: ha ottenuto nelle
primarie ben più dei 1.237 delegati necessari per aggiudicarsi la nomination
repubblicana. Ma la sua tendenza a dividere il partito e a polarizzare gli
elettori rafforza le tentazioni di un blitz contro di lui alla convention di
Cleveland (18-21 luglio) che deve formalizzare la nomination.
Il capogruppo repubblicano al Senato Mitch McConnell,
numero due del partito, fra i primi notabili a prendere atto dell’esito delle
primarie, dice che potrebbe ora revocare il sostegno a Trump, dopo gli attacchi
razzisti a un giudice d’origine messicana. E la fronda godrebbe il sostegno
prudente, se non addirittura d’una sorta di complicità, del presidente della
Camera e leader del partito Paul Ryan, che presiederà la convention – una posizione
che lui stesso minimizza: "Il mio ruolo, ora che Trump ha la maggioranza
dei delegati e ha quindi vinto, è prevalentemente cerimoniale”.
Sostenitore contro voglia di Trump (“Debbo farlo, se
no spaccherei il partito”, ha detto alla Nbc), Ryan indica, però, alla Cbs che
non ostacolerà una ribellione dei delegati contro Trump: sono loro, spiega, a
scrivere le regole della convention e la decisione su chi sarà il candidato “è
solo loro". Lui vuole “assicurare che la convention si svolga in modo
onesto, chiaro e nel rispetto delle regole": “L'ultima cosa che farò è dire
ai delegati che cosa fare", ossia ordinare loro di votare Trump.
In questo contesto, il magnate dà segni di nervosismo
e accusa Jeb Bush: ''Sta complottando contro di me''. In un comizio, Trump dice:
''Sarebbe utile se i repubblicani ci aiutassero un po’''; e, invece, dietro
alla rivolta dei delegati, ci sono due suoi ex rivali: Bush e Ted Cruz che però
non nomina. ''Jeb sta lavorando al movimento. L'altro che ci sta lavorando
dovrebbe essere scontato per voi''.
Che Ryan detesti Trump è cosa a Washington assodata,
nonostante i riavvicinamenti formali. Però, lo speaker della Camera, possibile
candidato alle presidenziali del 2020, non vuole essere il motore d’una
spaccatura nel partito, che “si trova di fronte a una situazione molto strana
ed unica”. Così, Ryan lascia ai delegati spazio d’iniziativa, ma anche
responsabilità di quanto dovesse accadere.
Trump,
schedatura dei musulmani e inviti alla Casa Bianca –
Trump, dal canto suo, getta benzina sul fuoco delle divisioni negli Usa, dopo
la strage di Orlando, continuando a denunciare l’integralismo islamico, mentre
gli inquirenti inclinano al crimine dettato dall’odio per i gay, e sostenendo
di essere favorevole alla 'schedatura dei musulmani', oltre che a impedirne l’ingresso
nell’Unione". Quanto alla vendita delle armi, il magnate oscilla tra il sì
a maggiori controlli ed il no a qualsiasi limitazione dei diritti riconosciuti
dal II emendamento della Costituzione americana.
Sul fronte internazionale, Trump, in dichiarazioni e interviste, continua a ‘corteggiare’, ricambiato, il presidente russo Vladimir Putin e apre pure le porte della Casa Bianca al leader nordcoreano Kim Jong-un. (AGI – fonti vv – gp)
Sul fronte internazionale, Trump, in dichiarazioni e interviste, continua a ‘corteggiare’, ricambiato, il presidente russo Vladimir Putin e apre pure le porte della Casa Bianca al leader nordcoreano Kim Jong-un. (AGI – fonti vv – gp)
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