Metti in tavola l’Europa una sera, con Emma Bonino e qualche giornalista ed esperto che hanno idea di che cosa si parla. E ti rendi conto, se già non ne eri conscio, che, dopo la crisi economica e quella dei migranti, entrambe affrontate male, l’Unione è più fragile che mai: le concessioni già fatte alla Gran Bretagna, se dovessero costituire un precedente, “prefigurano una ‘Ue à la carte’”, dove ognuno prende e fa solo quel che gli interessa; e l’uscita di Londra, se tale dovesse essere l’esito del referendum del 23 giugno, rischia di segnare la chiusura del ‘ristorante Europa’, cioè “la disintegrazione istituzionale".
Accade ai
microfoni di Radio Radicale, Spazio Transnazionale, per iniziativa di un bravo
collega, Francesco De Leo. Già ministro degli Esteri e del Commercio
internazionale e agli Affari europei, commissario europeo, la Bonino,
europeista e federalista, anche dove e quando dirlo sembra quasi una
parolaccia, non fa sconti sulle carenze dell’Unione. “La crisi dei rifugiati è
la più grave che l’Europa abbia mai affrontato, peggiore di quella finanziaria
degli ultimi anni, perché tocca l’essenza dell’Ue”; eppure, “non c’è nessun
dibattito serio su che cos'è una politica d’accoglienza e d’integrazione” e ci
si limita ad andare “da un Vertice all'altro senza una politica strutturale”.
Per fermare
i populismi che avanzano in Europa e non solo, serve “una leadership che
racconti un’altra storia e che sappia fare emergere i costi della mancanza
d’integrazione”, che non sono solo economici: “con una nuova narrazione” della
costruzione europea, “è possibile innescare una presa di coscienza
dell’opinione pubblica”, che oggi, di qua e di là dell’Atlantico, risponde,
invece, alle facili sollecitazioni di showman e demagoghi (“Mi arrendo e alzo
le braccia di fronte al dibattito politico negli Stati Uniti: non capisco il
sostegno a Donald Trump”). E non è affatto scontato che la capacità di
arrestarsi sull’orlo dell’abisso, cioè di evitare di consegnare il potere agli xenofobi
e ai populisti, manifestatasi in Francia e in Austria, valga per il futuro.
Utilizzando
una formula radicale, la Bonino dice che “bisogna sapere essere impopolari, per
non essere anti-popolari”; e invoca quel “coraggio necessario” che i leader
europei oggi non hanno (“Ho sentito il presidente Obama e papa Francesco
difendere l’Unione”).
Con partner
e alleati esterni, come la Turchia, l’Egitto, le monarchie del Golfo, che
spesso sono doppiogiochisti, che non rispettano i valori e i diritti, che si
mettono su la foglia di fico della lotta al terrorismo per reprimere l’opposizione
interna e così creano più integralisti di quanti non ne combattano, l’Europa –
dice la Bonino - non può chiudersi nella pretesa di dialogare solo con chi ha
le carte in regola, ché ben pochi sarebbero i suoi interlocutori, ma deve
dialogare con tutti senza sudditanze né censure: “Sembriamo sempre questuanti e
la storia si ripete, veliamo le statue quando arriva Rohani, montiamo la tenda
per Gheddafi, paghiamo la Turchia perché si tenga i migranti e chiudiamo gli
occhi sui diritti umani”.
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