Scritto per www.GpNewsUsa2016.eu e Formiche.net il 22/06/2016
Alla vigilia del referendum sulla Brexit, che vedrà
Donald Trump in Scozia per l’inaugurazione d’uno dei suoi hotel con campo da
golf annesso, Hillary Clinton attacca il rivale sul fronte dell’economia:
"E’ un pericolo per l'economia americana, ci spingerà in recessione. Le
sue idee, se attuate, sarebbero un disastro", dice a Columbus in Ohio. E
aggiunge, citando l’opinione di esperti: “Ed è un pericolo per l'economia
mondiale, come l'ipotesi della Brexit e della disintegrazione dell’Ue”.
Hillary
vs Donald, botta e risposta sull’economia - L’ex first lady
definisce poi il magnate 'King of Debt', il re del debito: "Non può fare
il presidente: con lui, gli Stati Uniti rischierebbero di finire in default,
innescando il panico globale".
La replica dello showman non si fa attendere: “Come
può Hillary guidare l'economia americana, se non riesce neanche a inviare una email
senza mettere il Paese a rischio?'', s’è ironicamente chiesto, facendo
riferimento allo scandalo emailgate, cioè all’uso da parte della rivale di un
account privato di posta elettronica quando era segretario di Stato.
Poi, Trump s’è ammantato del titolo regale
conferitogli dalla candidata democratica: ''Sì, sono il re del debito. Va bene per
me, ma so che é sbagliato per il Paese. Ho fatto una fortuna sul debito, ma
risolverò il nodo del debito Usa'', salito a oltre 20.000 miliardi di dollari sotto
la presidenza Obama.
Trump,
campagna a secco, ma una manna per le sue aziende
- Intanto, però, il magnate deve risolvere i problemi finanziari della sua
campagna, che, all’inizio di giugno, aveva in cassa appena un milione 300 mila
dollari. I cosiddetti Super Pac non sono affatto generosi con Trump, le cui cifre
non reggono il confronto neanche con la campagna 2012: il candidato
repubblicano Mitt Romeny aveva raccolto in quel maggio 76 milioni di dollari.
Fra i democratici, Hillary ha raccolto 42 milioni,
anche grazie ai Super Pac. E pure Bernie Sanders se la passa meglio di Trump: a
inizio giugno, aveva in cassa nove milioni, quasi due milioni in più rispetto
al mese precedente.
Se la campagna del magnate non riesce a decollare in
tema di raccolta fondi, la corsa alla presidenza porta invece profitti alle sue
aziende: si calcola che, solo a maggio, abbiano incassato oltre 6 milioni di
dollari dalla campagna nei modi più disparati.
Quando Trump si sposta, per esempio, usa il suo jet
privato – e la campagna lo paga -, quando fa tappa usa i suoi alberghi e il suo
quartier generale è in una sua proprietà, la Trump Tower. E, ancora, la
campagna acquista acqua e altri prodotti a marchio Trump.
Il tycoon non è il primo miliardario a correre per una
carica pubblica: fra chi lo ha preceduto, ci sono l'ex sindaco di New York
Michael Bloomberg e Steve Forbes, ex candidato alla nomination nel 1996 e 2000.
Entrambi possiedono aziende che portano i loro nomi, ma, a differenza di Trump,
entrambi avevano tenuto separate le campagne elettorali dagli affari privati.
La
corsa di Sanders una batosta per l’erario - Se la campagna
di Trump è una manna per le sue aziende, quella di Sanders è una batosta –
calcola il Washington Post - per i contribuenti americani: il senatore del
Vermont, pur battuto, non ha ancora gettato la spugna e continua a usufruire,
come candidato, della protezione del Secret Service, con un costo di circa
38mila dollari al giorno – cioè, un milione di dollari al mese-.
I costi per la sua protezione saranno ancora più alti durante la convention di Filadelfia, a fine luglio. Sanders "è in una sorta di purgatorio politico – sostiene Mary Anne Marsch, stratega democratica -. Crede di essere ancora in corsa per la presidenza, ma in realtà non lo è". Però, costa all’erario come se lo fosse. (fonti vv – gp)
I costi per la sua protezione saranno ancora più alti durante la convention di Filadelfia, a fine luglio. Sanders "è in una sorta di purgatorio politico – sostiene Mary Anne Marsch, stratega democratica -. Crede di essere ancora in corsa per la presidenza, ma in realtà non lo è". Però, costa all’erario come se lo fosse. (fonti vv – gp)
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