Scritto per Il Fatto Quotidiano del 20/07/2013
Panama ci provò, una volta, a rifiutarsi di consegnare agli
Stati Uniti qualcuno cui loro tenevano. Era il 1989: arrivarono i marines e gli
elicotteri - nome dell’operazione in codice, Giusta Causa -, per prendersi l’ex
presidente Noriega, ricercato per traffico di droga e violazione dei diritti
umani. ‘Faccia d’Ananas’ si rifugiò nella Nunziatura, dove i marines non
entrarono. Ma, due anni dopo, si consegnò: processato, condannato a 40 anni, è
tornato a casa solo vent’anni dopo, quasi 80enne.
Stavolta, le autorità panamensi non hanno voluto rischiare.
Due giorni dopo il suo arresto, Robert Seldon Lady ha già potuto ripartire per
gli Stati Uniti. Su Mister Bob, 59 anni,
ex capo centro Cia di Milano, pesa una condanna della Cassazione in via
definitiva a 9 anni per il sequestro dell’imam Abu Omar, avvenuto a Milano il
17 febbraio 2003, ai tempi della guerra al terrorismo dei tandem B & B,
Bush e Blair, ma pure Bush e Berlusconi.
Difficile, adesso, prendersela con Panama, che s’è
comportata con gli Stati Uniti più o meno come noi ci siamo comportati con il
Kazakhstan nella vicenda d’Alma e Alua: sudditanza e acquiescenza. Con
l’attenuante, per il Paese del Canale, che gli Stati Uniti non sono una
dittatura che viola sistematicamente i diritti dell’uomo.
E, del resto, che Panama ci estradasse Mister Bob non ci
credeva nessuno. Ferdinando Pomarici, che, da procuratore aggiunto di Milano,
coordinò con Armando Spataro le indagini sul rapimento dell’Imam, era stato
facile profeta: "Le autorità statunitensi si opporranno in tutti i modi
all'estradizione di Lady e faranno pressioni in tutti i sensi affinché ciò non
avvenga". Così è stato.
Tutto s’è risolto persino più rapidamente di quanto Pomarici pensava. Anche perché Panama sarà
pure il cortile dietro casa degli americani, ma, lì, noi ci abbiamo amici
fidati: il presidente è quel Ricardo Alberto Martinelli Berrocal, d’origini
italiane, tutto pappa e ciccia con il premier nostro Silvio Berlusconi, tramite
il faccendiere intrigante Valter Lavitola.
Forse, la telefonata di Lavitola non è arrivata. Forse, n’è
arrivata una più convincente. Fatto sta che, a metà giornata, il Dipartimento
di Stato Usa faceva sapere che Lady aveva lasciato Panama e stava tornando
negli Stati Uniti. Il ministero della Giustizia italiano non ha manco avuto il
tempo d’inoltrare la richiesta d’estradizione. Secondo il Washington Post, i
panamensi si sarebbero affrettati a rimettere in libertà l’ex capocentro Cia
proprio per evitarsi la grana di dovere poi decidere sull’estradizione – tra l’altro, tra Italia e Panama non c’è un trattato in
merito -.
L’arresto di Lady era avvenuto quasi per caso mercoled’:
entrato in Panama dal Costa Rica, Mister Bob, che viaggiava con una donna
colombiana e un regolare visto, sarebbe stato fermato all’uscita dal Paese per
il mancato pagamento di una tassa turistica. Dopo l’arresto, l’uomo, su cui
pendeva un mandato di cattura internazionale dell’Italia, sarebbe stato
consegnato all’Interpol.
Gli Italiani sono abituati a restare a mani vuote, quando ci
sono di mezzo cittadini americani e crimini compiuti sul territorio italiano o
contro cittadini italiani. Due casi su tutti: la tragedia del Cermis nel 1998,
20 morti, e l’uccisione a Baghdad nel 2005 di Nicola Calipari, l’agente del
Sismi che ottenne la liberazione della giornalista rapita Giuliana Sgrena. Il
pilota dell’aereo che tranciò i cavi del Cermis, Richard Ashby, fu processato
in patria e assolto per tutti quei morti. Il marine che sparò a Calipari, Mario
Lozano, venne prosciolto nel dicembre 2007.
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