Scritto per il blog de Il Fatto lo 08/07/2013
Di Fabrizio Saccomanni, io ho, come persona, come
dirigente di BankItalia e come ministro, un’ottima considerazione: preparato,
competente, stimato; magari, a volergli trovare una pecca 2.0, non molto
mediatico. Sapere che lui rappresenta l’Italia nell’Ecofin e nell’Eurogruppo
non mi crea né ansia né disagio; anzi,
mi lascia piuttosto sereno, che lì non facciamo figure barbine e neppure ci
lasciamo menare per il naso.
Però, quando è nato il governo delle larghe intese,
mai mi sarei immaginato che Saccomanni finisse sotto tiro del Pdl e difeso dal
Pd, quasi che fosse, lui che proprio non lo è, un’icona della sinistra. Che
ingenuità!, la mia: qui, destra o sinistra non c’entra nulla; qui, c’entra solo
fare, o meno, l’interesse elettorale d’una parte politica.
E’ vero che ci vuole poco, in questa Italia, e pure
in questo governo, per figurare di sinistra, perché tutti paiono preoccupati di
esserlo e soprattutto di sembrarlo. E una delle genialate di Berlusconi è di dipingere
tutti gli avversari come comunisti mangia-bambini, anzi anti-imprenditori.
Qual è la colpa di Saccomanni?, contro cui il Pdl
spara ad alzo zero, reclamando in quel dicastero un ministro ‘politico’ al
posto di uno ‘tecnico’, che magari non fa calcoli elettorali, ma economici e
finanziari –il che, per un ministro delle Finanze, non è poi di per sé un male-.
Saccomanni resiste a ridurre le entrate senza avere
già deciso come ridurre le spese, o come evitare lo sforamento del 3% del
deficit di bilancio e l’aumento del debito. Resiste, cioè, a sopprimere l’Imu
sulla prima casa e a cancellare l’aumento dell’Iva.
Nella sua resistenza, il ministro è spalleggiato –in
misura variabile e, soprattutto, fino a quando?- dal Pd e da Palazzo Chigi; e
trova sponde in tutte le organizzazioni internazionali, l’Ue, l’Ocse, l’Fmi.
Ora, non è che Ue, Ocse ed Fmi abbiano sempre
ragione. Anzi, capita che abbiano torto marcio. E, in questa lunga crisi,
abbiamo misurato l’impatto economico negativo della loro visione rigorista. Ma questa cosa ce la dicono all’unisono da tempo: riflettiamoci,
prima di bollarla come una balla.
In un Paese come l’Italia, che non riesce a
fare pagare le tasse a tutti i suoi cittadini contribuenti e dove l’evasione
costringe quelli che le pagano a pagarne molto di più di quanto dovrebbero se
tutti pagassero il giusto, colpire fiscalmente i consumi è più perequativo ed
efficace che colpire i redditi.
Perché chi sottrae i redditi al fisco ha più
difficoltà a sottrarre i consumi. E così pure chi ha una casa bella e grande e
ben situata in centro paga giustamente di più di chi ne ha una modesta e
piccola e in periferia – anzi, magari quest’ultimo può pure non pagare nulla,
se il primo paga il suo, magari grazie a un catasto affidabile e aggiornato -. Altrove
in Europa funziona così e funziona bene. Perché da noi no?
Ministro Saccomanni, tenga duro: lasci pure l’Imu, rendendola più equa; aumenti l’Iva sui consumi non essenziali; e riduca, appena e dove possibile, le tasse sul reddito e il costo del lavoro. Se a darle addosso sono Brunetta, la Santanchè e la compagnia di giro della Voce del Padrone, vuol dire che lei è sulla strada giusta.
Ministro Saccomanni, tenga duro: lasci pure l’Imu, rendendola più equa; aumenti l’Iva sui consumi non essenziali; e riduca, appena e dove possibile, le tasse sul reddito e il costo del lavoro. Se a darle addosso sono Brunetta, la Santanchè e la compagnia di giro della Voce del Padrone, vuol dire che lei è sulla strada giusta.
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