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martedì 23 luglio 2013

Caso Ablyazov: Bonino, "punti oscuri di altre Istituzioni"; Farnesina, "nostri"

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 23/07/2013

Emma Bonino si presenta a Bruxelles con la grinta dei giorni belli: il ministro degli Esteri annuncia che sarà domani in Parlamento, per spiegare "punti ancora oscuri" sulla vicenda Ablyazov, “che altre istituzioni devono chiarire”. La dichiarazione, fatta prima dell’inizio del Consiglio dei Ministri dell’Ue, pare l’annuncio che la Bonino, criticata da più parti per la sua inazione nel caso Ablyazov, rompe finalmente gli indugi e dissotterra l’ascia di guerra in seno al governo.

Una fiammata, subito spenta. Più tardi, infatti, la Farnesina puntualizzava che i “punti oscuri” sono “di competenza” degli Esteri: un ritorno nei ranghi, insomma. Eppure, la Bonino se l’era proprio presa con “le istituzioni che continuavano a ripetere che tutto era regolare” nell'espulsione di Alma e di sua figlia Alua, mentre lei, “da sola” si preoccupava delle sorti della donna e della bimba.

L’incongruenza tra le parole del ministro e la precisazione del ministero resta tutta, alimentando l’impressione che l’irruenza della Bonino trovi, in questa vicenda, un doppio freno: da una parte, ci sono le sue preoccupazioni umanitarie; dall'altra, la vocazione diplomatica insita nella struttura, impersonata dal segretario generale Michele Valenzise, a stemperare e calmierare.

Il timore di nuocere ad Alma e Alua, di spezzare il filo dei contatti – due volte diplomatici italiani le hanno già incontrate ad Astana -, avrebbe finora suggerito prudenza al ministro, che non ha ancora deciso se cacciare dall'Italia l’ambasciatore kazako Andrian Yelemessov: è “un’opzione aperta”, dice. Ma la priorità resta “non indebolire per contro-reazione la presenza italiana ad Astana”, perché i kazaki potrebbero reagire all'espulsione del loro diplomatico con analogo provvedimento contro l’ambasciatore italiano.

La tesi della Bonino è che Yelemessov è ormai bruciato: “Da quando è stata provata la superattività dell’ambasciatore kazako, abbiamo preso una serie di iniziative per risolvere la questione”, avendo però cura di evitare d’indebolire la “capacità di assistenza” in loco ad Alma e Alua. “Non vorrei che, alla fine, restassimo, con una presenza indebolita all'avvicinarsi del Generale Agosto. E’ indubbio che l’attuale ambasciatore kazako, se tornerà dalle sue vacanze, non sarà più una persona molto utile a Roma nemmeno per i kazaki, dopo quanto è avvenuto”.

La Bonino non s’aspetta neppure una mano dall’Ue, che, infatti, non arriva: non una parola sul caso nel Consiglio di ieri, almeno ufficialmente. Ai giornalisti, il ministro ricorda di avere già avvertito “la presidenza di turno del Consiglio, lituana, che ha garantito tutto il sostegno e il supporto possibile” e la Commissione europea. Insomma, dall'Unione arrivano belle –e poche- parole. Ma l’Italia, in fondo, non chiede di più: magari, teme complicazioni, come se non bastassero i pasticci finora combinati in assoluta autonomia. O, forse, nessuno ha voglia di attaccar briga con i kazaki, che hanno gas e petrolio per mezza Europa.

Venerdì, il ministro ne aveva parlato in un contesto informale con alcuni colleghi  a Maiorca, dove s’era riunito il gruppo Westerwelle –ne fanno parte 17 ministri Ue-. E funzionari dell'Esecutivo Ue hanno pure preso contatto ad Astana con le autorità kazake, per accertare le condizioni di Alma e della sua bimba, ma il presidente José Manuel Barroso non è intervenuto in prima persona, nonostante gli s’accreditino buoni rapporti con il despota kazako Nursultan Nazarbayev –o, forse, proprio per quello-.

Sel accusa la Bonino di comportarsi come “Alice nel Paese delle meraviglie”. Ma il ministro insiste sulla necessità di essere vicini alla moglie e alla figlia di Ablyazov e di fornirle assistenza legale. E la Farnesina smentisce che il ministero degli esteri kazako abbia “convocato” l’ambasciatore d’Italia Alberto Pieri, dopo il passo fatto dalla Bonino con l’ambasciatore kazako –al colloquio, andò l’incaricato d’affari-. Pieri s’è più volte recato al ministero degli esteri kazako per avere informazioni e chiarimenti, ma sempre –viene specificato- di sua volontà.

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