Emma Bonino si presenta a Bruxelles con la grinta dei giorni belli: il ministro degli Esteri annuncia che sarà domani in Parlamento, per spiegare "punti ancora oscuri" sulla vicenda Ablyazov, “che altre istituzioni devono chiarire”. La dichiarazione, fatta prima dell’inizio del Consiglio dei Ministri dell’Ue, pare l’annuncio che
Una fiammata, subito spenta. Più tardi, infatti,
L’incongruenza tra le parole del ministro e la precisazione del ministero resta tutta, alimentando l’impressione che l’irruenza della Bonino trovi, in questa vicenda, un doppio freno: da una parte, ci sono le sue preoccupazioni umanitarie; dall'altra, la vocazione diplomatica insita nella struttura, impersonata dal segretario generale Michele Valenzise, a stemperare e calmierare.
Il timore di nuocere ad Alma e Alua, di spezzare il filo dei contatti – due volte diplomatici italiani le hanno già incontrate ad Astana -, avrebbe finora suggerito prudenza al ministro, che non ha ancora deciso se cacciare dall'Italia l’ambasciatore kazako Andrian Yelemessov: è “un’opzione aperta”, dice. Ma la priorità resta “non indebolire per contro-reazione la presenza italiana ad Astana”, perché i kazaki potrebbero reagire all'espulsione del loro diplomatico con analogo provvedimento contro l’ambasciatore italiano.
La tesi della Bonino è che Yelemessov è ormai bruciato: “Da quando è stata provata la superattività dell’ambasciatore kazako, abbiamo preso una serie di iniziative per risolvere la questione”, avendo però cura di evitare d’indebolire la “capacità di assistenza” in loco ad Alma e Alua. “Non vorrei che, alla fine, restassimo, con una presenza indebolita all'avvicinarsi del Generale Agosto. E’ indubbio che l’attuale ambasciatore kazako, se tornerà dalle sue vacanze, non sarà più una persona molto utile a Roma nemmeno per i kazaki, dopo quanto è avvenuto”.
Venerdì, il ministro ne aveva parlato in un contesto informale con alcuni colleghi a Maiorca, dove s’era riunito il gruppo Westerwelle –ne fanno parte 17 ministri Ue-. E funzionari dell'Esecutivo Ue hanno pure preso contatto ad Astana con le autorità kazake, per accertare le condizioni di Alma e della sua bimba, ma il presidente José Manuel Barroso non è intervenuto in prima persona, nonostante gli s’accreditino buoni rapporti con il despota kazako Nursultan Nazarbayev –o, forse, proprio per quello-.
Sel accusa
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