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martedì 9 luglio 2013

Imu/Iva: l’Italia tra l’incudine dell’Ue e il martello dell’Fmi

Scritto per EurActiv lo 09/07/2013

Se fosse solo per l’incudine dell’Ue e il martello dell’Fmi, il ministro dell’Economia italiano Fabrizio Saccomanni potrebbe anche farcela. Ma quelle che gli danno soprattutto fastidio sono le punture di spillo dei tafani di casa, le voci del Pdl che non cessano di chiedere l’abolizione dell’Imu, con il mano il libretto rosso del programma elettorale di Silvio Berlusconi. E poco importa se le organizzazioni internazionali all’unisono, Ue, Bce, Ocse, Fmi, chiedono il contrario.

Da Bruxelles, dove ha partecipato ieri all’Eurogruppo e oggi all’Ecofin, gli ultimi appuntamenti prima di settembre, il ministro Saccomanni torna fiducioso a parole sul raggiungimento d’un’intesa nel governo sull'Imu. "Come no! – risponde ai giornalisti a fine Ecofin -, abbiamo una riunione domani per questo".

Poi, pentito d’essersi spinto così in là, twitta: "Nella cabina di regia domani e la prossima settimana troveremo su Iva e Imu le soluzioni migliori per il Paese, d'intesa con la maggioranza": la riunione sulla carta decisiva fra governo e partiti di maggioranza per discutere dell'Imu è prevista giovedì 18 luglio. La finanza pare ora indifferente ai dilemmi della politica: borsa piatta, ieri, a Milano, e spread a 277, con chiusure positive in tutta Europa.

Certo, sventolare la bandiera dell’ottimismo, senza ammainare quella del buon senso, non è facile, in giorni come questi. A Bruxelles, la Commissione europea dice d’aspettarsi che l'Italia "presti la debita attenzione alle raccomandazioni” dell’Esecutivo comunitario, avallate dal Consiglio europeo e, oggi, dall’Ecofin, e che “le prenda seriamente in considerazione".

Parole non innocenti, quelle di Olli Rehn, che rispondeva a una domanda sulle modifiche all’Imu, perché le raccomandazioni raccomandano –appunto- di mantenere una tassazione sulla casa, pur senza pronunciarsi sulle modalità. "Le raccomandazioni –incalza Rehn- sono state adottate all'unanimità, anche con l’appoggio del governo italiano. Perciò, sapendo che l'Italia e gli italiani sono fondamentalmente europeisti, ho fiducia che il governo Letta presti loro la debita attenzione".

Come dire: attenti a non predicare bene a Bruxelles e a razzolare male a Roma, che vi tengo d’occhio. Ed i margini di manovra concessi al governo italiano su investimenti e co-finanziamenti di programmi comunitari restano condizionati al rispetto del deficit di bilancio del 3%, mentre l’abolizione dell’Imu sulla prima casa, riducendo le entrate, avvicinerebbe lo sfondamento del tetto. E così pure i mancati introiti legati all’aumento dell’aliquota dell’Iva, se questa fosse cancellata.

Se Bruxelles mantiene la pressione su Roma, il barometro di Washington manda avvisi di tempesta: la recessione in Italia peggiora –altro che luce in fondo al tunnel- e il Fondo monetario internazionale sforbicia dello 0,3% le stime del Pil pubblicate l'aprile scorso. E, come se non bastasse, l'agenzia di rating Standard & Poor taglia il rating sovrano dell'Italia da BBB+ a BBB con prospettive negative, solo un gradino sopra la spazzatura.

Aggiornando il loro World economic outlook, gli analisti dell’Fmi calcolano che il Pil italiano si contrarrà quest'anno dell'1,8% contro l’1,5% previsto in primavera. Le cose dovrebbero però andare un po' meglio del previsto nel 2014, quando l’economia italiana potrebbe crescere dello 0,7% (+0,2% rispetto ad aprile).

Nella serie ‘mal comune mezzo gaudio’, il Fondo monetario internazionale rivede al ribasso, a dire il vero, le stime della crescita globale 2013, ora prevista al 3,1%, sugli stessi livelli 2012 (-0,2% rispetto alla primavera). L'economia mondiale 2014 è invece vista in espansione del 3,8% (pure -0,2%). La correzione è legata "all'emergere di nuovi rischi al ribasso", tra cui "la possibilità di un rallentamento della crescita più esteso nei mercati emergenti".

Il fattore di criticità più recente rilevato dal Fondo è infatti la "crescita più lenta in diversi mercati emergenti chiave", cui si aggiungono "un notevole indebolimento della domanda interna" e "il protrarsi della recessione nell'Eurozona". Per rafforzare l'economia globale, "le principali economie avanzate dovrebbero mantenere un mix di politiche macro-economiche a sostegno della crescita”, nonché "programmi credibili per una sostenibilità del debito a medio termine" e "riforme che risanino i bilanci e i canali del credito".

L'Eurozona pare destinata a restare in recessione nel 2013, con un calo del Pil dello 0,5%, cui farà seguito una crescita inferiore all'1% nel 2014, più bassa di quanto stimato ad aprile. La governance dell’Ue dovrebbe superare l'impasse riducendo la frammentazione dei mercati finanziari, procedendo rapidamente verso l'unione bancaria e varando riforme del mercato del lavoro che stimolino l'occupazione.

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