Scritto per il blog de Il Fatto il 27/07/2013
Un
semestre in bianco: ecco quello che ci aspetta! No, non spaventatevi… Che cosa
avete capito? Non ‘in bianco’ in quel senso. E non sto neppure parlando del
‘semestre bianco’, che precede la fine del mandato del presidente della
Repubblica, quando non si possono sciogliere le Camere e bisogna tenersi il
governo che c’è, accada quel che accada. E non mi riferisco neanche al
‘semestre europeo’ che, adesso, sta a indicare tutto l’ambaradan di conti
pubblici che bisogna sottoporre in primavera alle Istituzioni comunitarie
perché li valutino, li correggano e ce li rimandino indietro vistati e integrati
da un sacco di raccomandazioni.
Sto
pensando al semestre di presidenza di turno italiana del Consiglio dei Ministri
dell’Ue, quello dal 1.o luglio al 31 dicembre 2014. Sì, è vero, manca ancora
quasi un anno e, di qui ad allora, chi li sa i problemi, gli imprevisti, i
rischi di crisi e le crisi vere e proprie che ci capiteranno tra capo e collo.
Tutto
giusto. Ma io intanto vi avverto, perché, di qui ad allora, molto e sempre di
più ne sentirete parlare, del semestre di presidenza di turno italiana, magari
per puntellare il Governo Letta: se resiste fino a primavera, poi mica vuoi
fare la crisi quando l’Unione ci guarda e ci aspetta? Tanto più che, al
semestre italiano, ci tiene in particolare il presidente della Repubblica: Napolitano
lo giudica "occasione cruciale e banco di prova per il rilancio dell'Ue e il
ruolo d’uno Stato fondatore come il nostro" –dal discorso di lunedì 18,
durante la cerimonia del Ventaglio al Quirinale-.
Ligio e
attento, il premier Letta ha convocato mercoledì 7 agosto a Palazzo Chigi la
prima riunione del cosiddetto “comitato di pilotaggio” del semestre italiano:
ministri competenti –quelli più coinvolti lo sono, Bonino, Moavero,
Saccomanni-, esperti, consiglieri. I propositi di partenza sono buoni: priorità
poche e chiare, obiettivi definiti e raggiungibili.
Però,
quasi a prescindere dalla volontà dell’Italia, il semestre andrà in bianco. A
Bruxelles, lo sanno bene, calendario alla mano. E pure a Roma lo sanno, quelli
che conoscono le scadenze e i ritmi dell’Unione: il secondo semestre 2014 sarà
“molto atipico”, perché cadrà dopo le elezioni europee di fine maggio e
coinciderà con il rinnovo della Commissione europea e dei Vertici delle
Istituzioni dell’Ue: con l’Assemblea in rodaggio e la Commissione in
allestimento, ci sarà da gestire il valzer delle poltrone, se i giochi non
saranno già stati fatti, il passaggio delle consegne e gli affari correnti.
Salvo, naturalmente, crisi emergenti.
Anche
l’attività di rilancio dell’integrazione, cui quel che resta dell’Italia
europeista tiene molto, potrà avere al più funzione propedeutica a decisioni e
iniziative che giungeranno a maturazione, se tutto filerà liscio, solo a
partire dal 2015.
Vedo qualcuno che si frega le mani: chissenefrega dei dossier, se gestiamo le nomine ci toccherà qualcosa di grosso. A dire il vero, non mi farei troppe illusioni: perla Commissione europea,
parte in pole position il tedesco Martin Schulz, ora presidente del Parlamento
europeo; per l’Assemblea, fa la corsa in testa il francese Michel Barnier, ora
commissario europeo. E noi abbiamo in pista Franco Frattini a segretario
generale dell’Alleanza atlantica: non è un’istituzione europea, ma, se ci danno
quello, mica ci tocca altro; e se non ce lo danno, magari ci siamo intanto
bruciati il resto.
Vedo qualcuno che si frega le mani: chissenefrega dei dossier, se gestiamo le nomine ci toccherà qualcosa di grosso. A dire il vero, non mi farei troppe illusioni: per
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