Scritto per Il Fatto Quotidiano dello 04/07/2013
Fermate quel
volo!, chiede l’America. E lo spazio aereo di mezza Europa, Francia, Italia, Portogallo
si chiude d’incanto. Efficienza della cooperazione internazionale! Sull’aereo
che atterra a Vienna, c’è un pericoloso terrorista?, un signore della droga?,
il gestore di un traffico d’esseri umani,?, o di una rete di pedofili? Nulla di
tutto ciò: sul velivolo, c’è Evo Morales, presidente boliviano. L’intelligence
statunitense sospettava che l’aereo di Stato, decollato da Mosca la sera di
martedì, avesse a bordo la talpa del Datagate, Edward Snowden, un ex analista della
Nsa su cui gli Usa vogliono mettere le mani per processarlo come traditore e,
soprattutto, per ‘zittirlo’.
Intorno a
mezzanotte, l’aereo di Morales è sulla pista di Vienna, bloccato: gli spazi
aerei adiacenti verso sud-ovest, la sua rotta, gli sono chiusi, Lisbona nega il
previsto scalo tecnico. Per scendere a Vienna, senza dovere ritornare indietro,
il pilota ricorre a uno stratagemma: denuncia un problema a una spia del
cruscotto: “Dobbiamo atterrare –dice alla torre di controllo-, perché non
abbiamo un’indicazione del livello del carburante affidabile”.
Poliziotti
austriaci salgono a bordo, con l’accordo del pilota e del presidente, dopo che
passeggeri ed equipaggio sono scesi. L’aereo non viene però perquisito, perché
– spiegano al ministero dell’Interno di Vienna – “non c’era ragione legale per
farlo”.
Le fonti della ricostruzione
dei fatti sono di parte: il ministro degli esteri boliviano Choquehuanca e il
ministro della difesa Saavedra, che, prima delle 12.00, dice che Francia,
Italia, Spagna e Portogallo hanno dato
le autorizzazioni necessarie, appurato che Snowden non è a bordo. Il velivolo
di Morales decolla da Vienna a mezzogiorno; cinque ore dopo, fa scalo
all’aeroporto di Gando alla Gran Canaria.
Lo stop al volo
di Morales è una Waterloo dell’intelligence e della diplomazia. Lì, Snowden non
c’è: la talpa del Datagate è sempre nell’area transiti dell’aeroporto
Sheremetyevo, da dove, privato del passaporto, non sa più come venire via. A Mosca,
dov’era in visita, Morales s’era mostrato possibilista sull’ipotesi di asilo a
Snowden, mentre il venezuelano Maduro era stato più cauto e l’ecuadoriano
Corea, che non c’era, s’era già smarcato.
L’episodio va al
di là dei limiti dell’incidente diplomatico e dimostra quanto siano ipocrite le
reazioni sdegnate dei governi europei alle ‘rivelazioni’ dell’ex analista che
Prism serviva a spiare anche l’Ue e le ambasciate di molti dei 28. Per bloccare
la fuga di Snowden, gli europei, che vanno esprimendo irritazione e
indignazione, si mettono subito a disposizione: Washington chiama, Parigi
risponde. E, contestualmente, quasi per mettersi una foglia di fico addosso, la
Francia chiede la sospensione temporanea dei negoziati per una zona di libero
scambio transatlantica.
Tutti pronti a
esigere spiegazioni e a minacciare rimostranze. Ma sempre tutti proni alle
esigenze statunitensi, a costo di mettersi in urto con mezza America latina.
Alleati spiati, ma fedeli: tanto più che questo Snowden non va giù a nessuno,
perché ogni Paese sa di essere esposto alle rivelazioni della talpa di turno,
da cui vuole potersi difendere.
L’America latina
‘bolivarista’ dei giorni nostri, cui l’opinione pubblica europea guarda con
simpatia (e quella americana come minimo con diffidenza), si mobilita, mentre
La Paz è teatro di manifestazioni contro ambasciate europee.: sassi e bandiere
bruciate. La Bolivia sporge denuncia all’Onu, sostiene
che la vita del presidente è stata messa in pericolo; Morales stesso si sente
trattato “come un criminale” e lamento di essere stato “quasi rapito”; Correa
parla di “brutale aggressione”, Maduro giudica l’episodio “estremamente grave”.
Pure Cristina Kirchner, presidente argentina, è drastica: “Sono tutti pazzi”.
Il Perù, presidente di turno dell'Unione sudamericane, indice per oggi un
vertice straordinario.
L’Ue, invece, se
ne lava le mani: “L’autorizzazione di sorvolo è decisione sovrana degli stati
membri”. Le cancellerie tacciono, salvo per rifiutare l’asilo a Snowden. Come
fa l’Italia. Su Le Monde, Assange, il fondatore di Wikileaks, scrive: "Gli
Stati dell'Ue, specie
Francia e Germania, devono dare a Snowden la migliore accoglienza". Ma
Assange li legge i giornali?
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