Scritto per il blog de Il Fatto il 30/07/2013
Ora, la notazione dell’FT è
probabilmente vera, perché la fibrillazione è forte. Ma la percezione dello
Spiegel appare più un auspicio che un dato di fatto. Anche perché, in Italia,
gli “atti finali” non si recitano (quasi) mai… E, poi, a dirvi la verità, un
po’ mi dispiacerebbe se l’ultima scena della sit-com del Berlusconi politico
fosse recitata in un’aula di giustizia (e non sul palcoscenico d’un’elezione).
Il fatto è che i media
stranieri sono meno ‘scafati’ di quelli nostrani, e di noi stessi, davanti
all'italica capacità di evitare il ‘redde rationem’ tramite il rinvio, il
cavillo, l'artifizio, il papocchio.
Il settimanale tedesco non
conosce mezze misure: “Berlusconi –osserva- rischia per la
prima volta una condanna definitiva”. E aggiunge: “Il Cavaliere trema e il governo è nervoso, perché il verdetto potrebbe sfasciarlo”.
Riferendosi all'intervista di ieri a Libero, ampiamente
rilanciata all'estero, lo Spiegel afferma che Berlusconi
sta provando il ruolo del
martire –sono innocente, ma "se condannato andrò in galera",
cosa che, del resto, non rischia-. Il Times, invece, parla di
“atteggiamento di sfida”, mentre molti media anglosassoni rilevano che il
Cavaliere ha abbassato il tono degli attacchi alla magistratura,
forse perché ora deve fare i conti con le toghe supreme.
Nella vigilia del verdetto, sempre che arrivi domani, non c’è quasi testata estera che
non ci spenda un titolo: The Guardian, “L’interdizione dai pubblici
uffici potrebbe porre fine alla carriera politica d’un uomo che, nel bene e nel
male, svolge ancora un ruolo influente nel suo Paese”; Le Monde, “Berlusconi
davanti alla Cassazione, la scadenza avvelena il clima politico”; Le Figaro, “A
Roma va in scena una pièce gravida di conseguenze” per “gli equilibri della fragile
coalizione e la durata della legislatura”; WSJ, “sentenza minaccia l’esile maggioranza”;
WP, “ultime speranze” di Mr B nel “giorno del giudizio”.
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