C’è andato di
mezzo Evo Morales, presidente boliviano, una delle cosiddette figure
‘bolivariste’ dell’America latina dei giorni nostri –lui, il presidente
dell’Ecuador Correa, quello del Venezuela Maduro- cui l’opinione pubblica
europea guarda con simpatia (e quella americana come minimo con diffidenza).
Proveniente da
Mosca, l’aereo di Morales deve scendere a Vienna e vi resta bloccato per una
decina di ore, perché vari Paesi europei, fra cui Francia e Portogallo, rifiutano
l’accesso allo spazio aereo e uno scalo tecnico. E questo perché c’era il
sospetto che a bordo ci fosse la talpa del Datagate, quell’Edward Snowden che,
da domenica 23 giugno, non sa più come uscire dall’area transiti dell’aeroporto
Sheremetyevo di Mosca.
A conti fatti,
non era vero; ma, ormai, il pasticcio era fatto. L’episodio, ben al di là dei
limiti dell’incidente diplomatico, dimostra quanto siano ipocrite le reazioni sdegnate
dei governi europei alle ‘rivelazioni’ di Snowden che Prism serviva a spiare
anche l’Ue e le ambasciate di molti dei 28. Perché, per bloccare la fuga di
Snowden, gli europei, che vanno esprimendo irritazione e indignazione, sono subito
scattati sull’attenti. Washington chiama, Parigi risponde.
Tutti pronti a
esigere spiegazioni e a minacciare rimostranze, persino l’autolesionistico
blocco dell’area di libero scambio transatlantica. Ma, quando gli Usa chiedono
di bloccare la fuga del ‘traditore’,
tutti proni alle esigenze statunitensi, a costo di mettersi in urto con
mezza America latina –ma chi se n’importa?-.
Il fatto è che
Morales, a Mosca, s’era mostrato possibilista sull’ipotesi che la Bolivia sia
asilo a Snowden, mentre il venezuelano Maduro era stato più cauto e
l’ecuadoriano Corea, che non era a Mosca, s’era già smarcato. La ricostruzione
dei fatti è di parte: viene dal ministro degli esteri boliviano Choquehuanca,
mentre il ministro della difesa Saavedra dice che Francia, Italia, Spagna
e Portogallo hanno poi dato le autorizzazioni
necessarie, una volta accertato che Snowden non era sull’aereo.
Morales s’è
sentito trattare come “un criminale”, La Paz denuncia “l’aggressione”. Venezuela
ed Ecuador testimoniano solidarietà alla Bolivia. Le altre cancellerie
tacciono, salvo per rifiutare l’asilo a Snowden. Che resta a Mosca e si rende
sempre più conto di quanto sarà difficile venirne via.
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