Scritto per il blog de Il Fatto lo 02/02/2014
“Italia, popolo di poeti, di artisti, di eroi, di santi, di
pensatori, di scienziati, di navigatori e trasmigratori”, recita la frase di
Mussolini gravata con lettere fasciste sul ‘colosseo quadrato’, alias Palazzo
della Civiltà italiana, all’Eur. Quella scritta andrebbe ora aggiornata e
integrata: “Italia, popolo d’evasori e di commessi viaggiatori”.
Gli evasori sono vecchia solfa. I commessi viaggiatori sono
storia fresca.
Il premier Letta va a Bruxelles a ‘vendere’ l’Italia della
presidenza di turno del Consiglio dell’Ue, nel secondo semestre 2014, e
dell’Expo di Milano, nel 2015; e poi vola negli Emirati a vendere l’Italia (e
l’Alitalia), raccontando che qui da noi la crisi è finita e si apre una fase di
opportunità; e che siamo a un punto di svolta per la stabilità (e chissà che
cosa ha raccontato dell’Alitalia, che sta su puntellata con i soldi delle
Poste, alla Etihad). E prima era stato in Messico.
Ora, non è che io voglia fare il purista della politica
(estera) a tutti i costi: capi di Stato o di governo e ministri d’ogni
latitudine cercano, da sempre, di presentare sotto la luce migliore il proprio
Paese, d’incoraggiare l’export, di richiamare gli investimenti. Ma a spararle
troppo grosse si rischia l’effetto boomerang: Italia ha il tasso di crescita
più basso nella zona euro e tassi di disoccupazione, globali e giovanili, fra i
più alti; è il Paese dove i boiardi di Stato taroccano i titoli e intanto
moltiplicano gli incarichi –e, quando vengono ‘sgamati’, tutti fanno finta di
non conoscerli-; stenta a ottenere rispetto sul piano internazionale, come la
vicenda dei marò dimostra (colpa dell’India?, fors’anche, ma non ci siamo mica
dimenticati il balletto ‘non te li do, te li ridò’ di quando agli esteri e alla
difesa, oltre che a Palazzo Chigi, c’erano dei ‘tecnici’?); e gestirà la
presidenza di turno più corta che si possa immaginare, perché elezioni europee
prima e avvicendamenti istituzionali poi impastoieranno, da maggio fino a novembre
se va bene, l’attività dell’Ue (il che dovrebbe suggerire di non alimentare
attese eccessive).
Il che non vuol dire che l’Italia non abbia potenziale e
attrattiva. I margini di miglioramento sono così ampi che ci vuole poco a
sfruttarli. Un esempio: secondo uno dei più prestigiosi ‘think tank’ europei,
l’Ecfr, abbiamo migliorato i nostri voti
in politica estera, soprattutto grazie al cambio
di passo del ministro Emma Bonino rispetto ai suoi predecessori.
Lo European Foreign Policy Scorecard, giunto alla quarta edizione valuta la politica estera dell'Ue e dei
Con l'auspicio che possa aiutare a sprovincializzare il dibattito politico italiano. Sperèm.
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