Scritto per EurActiv il 16/02/2014
La linea europea di congiunzione,
o di separazione, tra il Governo Letta e il Governo Renzi passa per le riunioni
di lunedì e martedì a Bruxelles dell’Eurogruppo e dell’Ecofin. E scambi di
battute hanno già fornito un’anticipazione del confronto che si prepara tra
Bruxelles e Roma.
Per l’Italia, all’Eurogruppo e
all’Ecofin ci sarà il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni. Sempre a
inizio settimana, a Bruxelles è in programma un Consiglio dei Ministri
dell’Agricoltura: lì, l’Italia non sarà presente a livello politico. Da quando
Nunzia De Girolamo s’è dimessa, nessuno s’è più occupato dell’agricoltura
(ammesso che qualcuno se n’occupasse prima).
Dai colleghi europei, a parte
saluti più o meno calorosi e attestazioni di stima, Saccomanni non deve attendersi
‘buone uscite’. Anche se volessero mandare segnali di apertura all’Italia (e
non è detto che vogliano farlo, mentre il cambio della guardia in atto incrina
la credibilità del Paese), i partner dell’Ue non faranno certo concessioni a un
governo ‘morto’ e aspetteranno piuttosto di negoziarle con il nuovo governo.
Venerdì, fonti dell’Eurogruppo e
dell’Ue avevano ricordato che l'Italia non ha ancora presentato alla
Commissione europea documenti utili a ottenere il riconoscimento della clausola
di flessibilità per gli investimenti, perdendo quindi, almeno per il momento,
il diritto a usufruirne.
Con una nota, il Ministero
dell'Economia aveva replicato che "la clausola, così com’è concepita, è di
fatto priva d’utilità per l'Italia in quanto richiederebbe una manovra
restrittiva pari alla flessibilità concessa, con effetti che sarebbero neutri o
negativi sulla crescita nel breve periodo". Come dire che l’Italia non ci
perde nulla.
Il programma di revisione della
spesa -rilevava il Mef- "è stato comunque discusso con il presidente del
Consiglio nel corso della settimana e il Governo sta preparando il materiale
analitico necessario ad assumere decisioni eventualmente da comunicare alla
Commissione. La Legge
di Stabilità per il 2014 ha
peraltro già programmato investimenti ritenuti indispensabili per la crescita
dell'economia senza dover ricorrere alla ricordata clausola".
Dato un colpo al cerchio, cioè
alla Commissione, Saccomanni ne ha però dato uno oggi alla ruota, cioè al
Governo che verrà: "La polemica sul tetto del 3% è sterile", ha detto
a SkyTg24, osservando che "nessun
paese ha obiettivamente proposto di cambiare il Fiscal Compact, che è un Trattato
che l'Italia ha ratificato e che ha messo in Costituzione".
Per il ministro, “si può sempre
provare, ma la situazione di partenza non è molto incoraggiante”. Piuttosto,
“bisogna insistere perché l'Europa adotti tutti gli strumenti disponibili, tra
bilancio e Bei, per dare un segnale forte di sostegno all'attività
economica". L’Italia, ha aggiunto Saccomanni, "ha un alto debito: se
noi sfondiamo il 3%, il debito tornerà a crescere. Quanto più facciamo
disavanzo tanto più il debito va su”.
Venerdì, fonti Ue avevano notato che
i termini per la presentazione dell’esito della spending review a Bruxelles
scadevano a metà febbraio e che l'Italia, giudicando con una certa fiscalità,
non li aveva rispettati.
Secondo le fonti, citate dall’Agi,
la crisi di governo italiano non cambia il giudizio di Bruxelles sulle misure
in corso di approvazione e in particolare sulla spending review: "Non
abbiamo niente di nuovo da dire – aveva affermato Simon O’Connor, portavoce del
vice-presidente dell’Esecutivo Olli Rehn -. Aspettiamo di conoscere i dettagli
della spending review". E "quando il nuovo governo sarà pienamente
operativo, potremo analizzarne la politica economica: non possiamo commentarla
oggi".
I margini di manovra di politica
economica a disposizione del governo italiano sono "trascurabili": aveva
dal canto suo detto un alto funzionario dell'Eurogruppo. La questione non sarà,
ovviamente, all'ordine del giorno della riunione di lunedì, ma "le sfide
economiche vanno oltre i cambiamenti istituzionali e costituzionali" e
"l'agenda delle riforme strutturali non cambia".
Il problema, aveva aggiunto la fonte, e' "come l'Italia potrà aumentare il suo tasso di crescita a breve e medio termine, senza mettere a rischio la stabilità finanziaria": infatti, "il margine di manovra è trascurabile", visto il livello del debito pubblico. Secondo il funzionario, allineato, su questo punto, con quanto oggi detto da Saccomanni, "nessun nuovo ministro dell'Economia o nessun nuovo governo può metterlo in discussione". Economicamente, l'Italia si trova, in una "situazione ancora difficile, solida in alcuni settori e molto colpita dalla concorrenza esterna in altre. Le sfide strutturali non sono una cosa che si risolve in uno e due anni".
Il problema, aveva aggiunto la fonte, e' "come l'Italia potrà aumentare il suo tasso di crescita a breve e medio termine, senza mettere a rischio la stabilità finanziaria": infatti, "il margine di manovra è trascurabile", visto il livello del debito pubblico. Secondo il funzionario, allineato, su questo punto, con quanto oggi detto da Saccomanni, "nessun nuovo ministro dell'Economia o nessun nuovo governo può metterlo in discussione". Economicamente, l'Italia si trova, in una "situazione ancora difficile, solida in alcuni settori e molto colpita dalla concorrenza esterna in altre. Le sfide strutturali non sono una cosa che si risolve in uno e due anni".
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