In questa storia, filava tutto troppo liscio: l’accordo tra
Usa e Russia; il consenso del presidente Assad; la rapidità delle operazioni di
individuazione e recupero degli arsenali chimici siriani; persino il Nobel
all'organizzazione dell’Onu per l’interdizione delle armi chimiche (Opac).
L’unico granello di sabbia nell'ingranaggio internazionale pareva
essere l’opposizione della gente di Calabria a che le operazioni di trasbordo
degli agenti avvengano nel porto di Gioia Tauro, dove funzionari dell’Opac
hanno effettuato un primo sopralluogo.
E invece ecco l’intoppo. L’Opac dall’Aja conferma e dà il
quadro: 700 tonnellate di agenti chimici, i più pericolosi, quelli che servono
a produrre l’yprite e il sarin, dovevano lasciare la Siria entro dicembre, 500
tonnellate di agenti chimici “di 2° categoria” dovevano partire ieri. Finora, neppure 30 tonnellate sono state trasferite, con due
carichi, il 7 e il 27 gennaio. E restano da distruggere circa 120 tonnellate di
isopropanolo, queste sul territorio siriano, entro il 31 marzo.
Gli agenti chimici vengono evacuati dalle navi danese Ark
Futura e norvegese Taiko, che ora fanno la spola da Cipro e caricano uno o due
container la volta. A Gioia Tauro, avverrà il trasbordo: l’unità statunitense, la
Cape Ray , attrezzata per procedere alla
distruzione in alto mare, incrocia già nel Mediterraneo.
In visita a Beirut, il ministro degli esteri Emma Bonino
giudica “inaccettabili” i ritardi di Damasco e conferma il ruolo di Gioia
Tauro, “per operazioni che si svolgeranno in 36/48 ore”. Quando?, dipende
dall'arrivo del carico. “C’è irritazione –dice la Bonino-, anche perché i
ritardi costano”.
Il piano di disarmo chimico di Damasco, approvato dall’Onu,
prevede che tutto l’arsenale chimico siriano sia distrutto entro il 30 giugno.
L’intesa permise di evitare un attacco americano, dopo che l’uso dei gas in
estate aveva fatto centinaia di vittime. In caso di inadempienza della Siria,
possono scattare sanzioni e pure l’uso della forza.
Per giustificare i ritardi, Damasco evoca problemi di
sicurezza legati al conflitto: il trasferimento via terra da Homs al porto di
Latakia avviene a rilento. La
Siria chiede equipaggiamenti che l’Opac giudica “eccessivi”. Per
la Bonino , è
tutto un po’ vero: il regime frena e cerca di guadagnarci qualcosa; e la strada
non sicura.
Nelle ultime 24 ore, il conflitto, che va avanti dal marzo2011, ha fatto 60 vittime.
L’Onu denuncia casi di bambini soggetti a torture e violenze “raccapriccianti”
e calcola in oltre 3 milioni i rifugiati, in 7 milioni le persone private di aiuti
umanitari. “Quando milioni di persone sono in movimento, riceverne 200 o 300
non risolve nulla”, dice la
Bonino , a chi le chiede se l’Italia ne accoglierà.
Nelle ultime 24 ore, il conflitto, che va avanti dal marzo
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