Pubblicato da AffariInternazionali il 12/02/2014
L’anno europeo degli anniversari ‘pesanti’ era stato posto
sotto l’egida di parole importanti, in vista delle elezioni di maggio per il
rinnovo del Parlamento europeo e della presidenza di turno italiana del
Consiglio dell’Ue, dal 1° luglio al 31 dicembre. Di anno spartiacque, aveva
parlato il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano; di anno di svolta,
il premier Enrico Letta e pure il presidente, intervenendo, il 4 febbraio, alla
plenaria dell’Assemblea di Strasburgo. “Spartiacque” e “svolta”, per l’Unione,
tra il rigore e la crescita, i sacrifici e l’occupazione.
A cento giorni dalle elezioni europee, la diplomazia
italiana comincia a mettere dell’acqua nel vino, non sempre buono, della
politica: così, lo “spartiacque” diventa “confluenza” –sperando che almeno sia
quella al Ponte della Becca del Ticino della crescita nel Po del rigore, non
quella d’un rigagnolo nel grande fiume-; e la “svolta” diventa “correzione di
rotta”, perché “l’Ue è come una nave, che basta toccare il timone e vira di
molto, ma molto lentamente”.
Realismo a fronte di retorica: nessuno s’illude che l’Unione
europea, dopo le elezioni di maggio ed il rinnovo delle Istituzioni –la
Commissione e i vertici del Consiglio-, abbandoni il rigore e punti senza
vincoli di bilancio sulla crescita e l’occupazione; come tutti sanno che la
presidenza italiana, stretta nelle scadenze istituzionali, non potrà davvero
cambiare le cose.
Elaborazioni intellettuali a margine delle
intense celebrazioni dei trent'anni del Progetto Spinelli: l’approvazione, il
14 febbraio 1984, a larga maggioranza, nel Parlamento europeo, del progetto di
Trattato per l’Unione europea è stata ricordata a Strasburgo dal presidente
Napolitano; e viene pure celebrata a Roma, proprio il 14, con un evento
promosso dal Cime, il cui presidente Virgilio Dastoli fu vicinissimo a Spinelli
e visse tutta l’avventura del ‘Club del Coccodrillo’, dal nome del ristorante
di Strasburgo dove gli eurodeputati europeisti si riunivano.
Quel progetto era un documento visionario, come lo era stato
il Manifesto di Ventotene: allora, l’Europa era solo una somma di Comunità
ancora alle prese con il problema britannico. Spinelli, nonostante le
perplessità e le ostilità di molte forze, fu capace di anticipare e, in qualche
misura, innescare l’evoluzione dalla Comunità all'Unione.
Oltre che i trent’anni del Progetto Spinelli, ricorrono, nel
2014, i sessant'anni dal fallimento senz'appello della Ced, la Comunità europea di
difesa, che doveva nascere dopo la
Ceca , ma che fu definitivamente affossata, il 30 agosto 1954,
dal voto contrario dell’Assemblea nazionale francese; e, ancora, i cent’anni
della Grande Guerra, il cui tragico ricordo dovrebbe contribuire a ravvivare e
rinsaldare, nei cittadini europei, le ragioni dell’integrazione –data simbolo è
il 28 giugno, il giorno dell’attentato di Sarajevo in cui furono uccisi il Gran
Duca Ferdinando d’Austria e la moglie Sofia e che divenne il ‘casus belli’-.
A Strasburgo, la giornata europea a 360 gradi del presidente
Napolitano era comincia da Spinelli e con Spinelli s’era chiusa. In mezzo,
parole, applausi, polemiche. Della candidatura di Spinelli nelle liste del Pci
alle prime elezioni europee a suffragio universale, nel 1979, Napolitano era stato uno dei
fautori, insieme a Giorgio Amendola.
Il presidente mancava da Strasburgo dal 2007. Ci è tornata
alla fine di una legislatura di crisi, forse la più travagliata dell’Assemblea
comunitaria. Guardando al voto di maggio e al semestre italiano, Napolitano porta
un messaggio di discontinuità per l’Europa e un auspicio di continuità per
l’Italia: discontinuità –appunto- tra rigore e crescita, tra conti in ordine e ai
posti di lavoro; e continuità perché in Italia –dice- il governo non subirà contraccolpi
dalle elezioni europee.
... di qui prosegue lungo falsariga post dello 05/02/2013 ...
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