Ridurre l’Irap del 30% o il cuneo fiscale di 10 miliardi di
euro; pagare tutti i debiti della P.A; e andare dalla Merkel “con il jobs act
già pronto”. Così Angela potrà esclamare: “Wunderbaar!, Magnifico!, Matteo:
batti il cinque”. Salvo poi chiedere subito dopo: “E come lo paghi?, tutto
ciò…”.
Per ora, il premier Renzi non lo sa; e pare non lo sappia
neppure il ministro dell’Economia PierCarlo Padoan. Gira voce d’un progetto di
modificare la tassazione delle rendite, ma è tutto molto vago (e controverso).
In visita a Treviso il presidente del Consiglio Matteo Renzi
precisa -si fa per dire- le cose che ha in mente di fare per rilanciare la
crescita e l’occupazione. Finora, i primi contatti con i partner europei e
internazionali sono stati facili facili: congratulazioni e auguri, l’impegno a
vedersi, fiducia e cordialità.
C’è stata, pure in commenti autorevoli, una tendenza a
leggere, nei discorsi programmatici del nuovo premier, un’impostazione
filo-europeista. A me, sembra azzardato basare questa impressione su una
citazione di Altiero Spinelli, per altro abbastanza stereotipata, o sull’affermazione
di palese buon senso che i conti in ordine non li dobbiamo tenere perché ce lo
chiede l’Ue, ma perché è nell’interesse nostro e, soprattutto, dei nostri
figli.
I fatti, invece, per quanto pochi finora essi siano, se
confrontati con le parole –ma è anche logico: il governo s’è appena insediato-,
forniscono indicazioni diverse. Così, l’assenza d’un ministro per gli Affari
europei appare una grossa lacuna della compagine governativa, foriera di danni
per l’Italia in sede negoziale Ue e nel recepimento di direttive e regolamenti
comunitari, evitando o sanando procedure di infrazione.
E la scelta di compiere la prima missione internazionale in
Tunisia, invece che a Bruxelles, appare una superficiale affermazione della
vocazione mediterranea dell’Italia, che però ha senso se collocata in un
contesto di forte radicamento europeo.
Poi, magari, si capisce che la missione a Tunisi, più che
una scelta, è il rispetto d’impegni già presi. E, fra i sotto-segretari, salta
fuori un drago agli Affari europei. Così le perplessità s’attenueranno… Se
dovessero pure saltare fuori i soldi per cuneo e pagamenti, senza violare gli
impegni comunitari, allora la Merkel batterà un cinque più convinto.
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