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domenica 23 febbraio 2014

Italia/Ue: Governo Renzi, tweet spot, Affari europei e nodi al pettine

Scritto per EurActiv il 14/02/2014

Mentre il neo-premier Matteo Renzi lancia via twitter raffiche di slogan, contraddicendo il suo stesso  impegno –via twitter, “niente spot, ma concretezza”-, Bruxelles attende l’Italia alla prova dei fatti del rispetto degli impegni e s’interroga sulla struttura dell’Esecutivo, dove colpisce, in particolare, l’assenza di un ministro per gli Affari europei.

Che stupisce persino un europeista (molto) tiepido come il governatore della Lombardia, il leghista Roberto Maroni: “Mi sembra incomprensibile che sia stato cancellato quel ministero, anche perché tra pochi mesi ci sarà il semestre di presidenza italiana del Consiglio dell'Unione europea".

Nel Governo Renzi, i volti già noti in sede europea e internazionale sono pochi. A parte il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, conosciuto e apprezzato, gli altri devono più o meno tutti costruirsi relazioni e credibilità nel nuovo ruolo.

E la mancanza di un ministro per gli Affari europei di provata esperienza, com’era Enzo Moavero Milanesi, con una passato da alto funzionario della Commissione europea e da giudice europeo, rischia di farsi sentire, in sede negoziale e sul fronte interno.

Moavero ha condotto tutta una serie di trattative delicate per gli interessi italiani, sul bilancio dell’Ue, sui margini di manovra per gli investimenti, sul ritorno della crescita fra le priorità dell’Unione, olte che su numerosi dossier specifici (brevetto europeo, made in, etichette a semaforo, etc).

Inoltre, il ministro per gli Affari europei segue l’iter delle cosiddette ‘leggi europee’, modificate proprio da Moavero, per ridurre il fardello delle procedure d’infrazione contro l’Italia per mancati o ritardati adempimenti comunitari. Nonostante i miglioramenti registrati negli ultimi due anni, l’Italia ne ha più di cento a carico e resta la peggiore allieva della classe europea, dovendo pagare multe salate, dell’ordine di centinaia di migliaia di euro al giorno per le proprie inadempienze.

E’ un lavoro che richiede conoscenza delle procedure e dei dossier e capacità negoziale, sui fronti interno ed europeo.

A Bruxelles, c’è curiosità per capire come il premier Renzi intende procedere. In attesa d’incontri che s’annunciano imminenti, ci sono state telefonate d’augurio dal premier belga Elio Di Rupo, di origini italiane, e dal presidente francese François Hollande, che ha invitato Renzi a Parigi e con cui potrebbe confermarsi l’asse Francia-Italia già esistente su crescita e lavoro. Congratulazioni sono pure arrivate dai presidenti Usa Barack Obama e russo Vladimir Putin, mentre la cancelliera tedesca Angela Merkel non s’era ancora manifestata a metà domenica.

Una ridda di indicazioni economiche prelude alle prime mosse del nuovo governo. A Sidney, il G20 fissa un obiettivo non ambizioso di crescita mondiale al 2% e il governatore della Bce Mario Draghi definisce la ripresa della zona euro “modesta”, ma “meno fragile” che fino a qualche tempo fa.

Il Ministero dell’Economia e delle Finanze, dove Padoan avvicenda Fabrizio Saccomanni, fa sapere che 20 miliardi sono destinati a ridurre nel 2014 lo stock dei debiti della Pubblica Amministrazione accumulati a fine 2012 (una boccata d’ossigeno per le aziende creditrici). Ma uno studio indica che la P.A. italiana è la meno efficiente dell’Ue, dopo quelle greca e maltese: le sue lacune costano 31 miliardi l’anno alle imprese, 7000 euro a ciascuna in media.

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