Scritto per EurActiv.it il 21/10/2014
Caduti gli ultimi ostacoli politici e procedurali, la
Commissione Juncker s’appresta a ottenere, domani, la fiducia del Parlamento
europeo e ad assumere le sue funzioni, come previsto, il 1.o novembre, dando il
cambio alla Barroso 2.
Jean-Claude Juncker e la sua squadra, con Federica
Mogherini vice-presidente di diritto, in quanto Alto Rappresentante per la
politica estera e di sicurezza comune, arrivano alla fiducia tra dubbi e
perplessità, ma anche fra attese e speranze.
Il momento politico ed economico dell’Europa e di
molti suoi Stati membri non è buono. Diffidenze e scetticismi frenano le prospettive
dell’integrazione. I programmi di Juncker, soprattutto il piano d’investimenti
da 300 miliardi di euro, restano indefiniti. Il capitale umano del nuovo
Esecutivo deve ancora essere messo alla prova. E, infine, la struttura con
sette vice e 20 commissari, ciascuno dei quali riporta a un vice, desta
interrogativi.
La
struttura Juncker - Nessuno sa se e come l’architettura ideata
dall’ex premier lussemburghese terrà e funzionerà: ci sono difficoltà
burocratiche –con dg divise fra due o più commissari-; incognite diplomatiche
–chi, tra il vice ‘coordinatore’ e il commissario ‘specialista’ volta a volta
difenderà un dossier nel Consiglio dei Ministri competente, di fronte al
Parlamento europeo?, oppure in sala stampa?-; diffidenze legate alla qualità ed
alla preparazione di alcuni componenti della squadra Juncker.
Il
capitale umano - I parlamentari, che hanno fatto l’esame
scritto e orale a vice-presidenti e commissari, sono stati di manica larga,
nelle loro valutazioni. L’elemento dominante è stata la fretta di vedere
insediata la nuova Commissione e di sbarazzarsi della Barroso 2, di cui ora
tutti parlano apertamente male.
Gli eurodeputati hanno bocciato la slovena Alenka
Bratusek, una ex premier, la cui colpa era essenzialmente politica –s’era
autodesignata a Bruxelles, subito dopo avere perso le elezioni e poco prima di
lasciare l’incarico-. Juncker le aveva affidato l’Unione dell’Energia, uno dei capitoli
forti del suo quinquennio.
Juncker non se l’è però sentita di mettere al posto
della Bratusek la sua sostituta, Violeta Bulc, personaggio singolare, con poca
esperienza politica e pochissima europea. Così la Bulc è stata destinata ai
trasporti, da dove è stato riesumato una figura di maggiore esperienza, Maros
Sefcovic, slovacco, che nella commissione Barroso 2 si occupava fra l’altro di
relazioni con il Parlamento.
La
manica larga - La Bulc è parsa claudicante anche ai
trasporti, ma il Parlamento, alla fine, ha deciso di chiudere un occhio. O,
almeno, hanno deciso di farlo i tre gruppi che, insieme, detengono la
maggioranza dell’assemblea, popolari, socialisti e liberali.
Così, la Bulc è stata graziata, come lo erano già
stati l’ungherese Tibor Navracsics, sulla cui designazione alla Cultura la commissione
parlamentare aveva espresso un parere negativo, e anche lo spagnolo Miguel
Arias Canete, energia e clima, uscito provato dalla sua audizione. Ne deriva l’impressione
di una grande debolezza dell’asse energia, che doveva essere uno di quelli
portanti e che è raffazzonato con Sefkovic e zoppicante con Canete.
Luci ed ombre. Che tolgono credibilità ai proclami
parlamentari d’una Commissione Juncker ambiziosa sul fronte dell’integrazione,
coraggiosa rispetto ai governi, decisa a rispettare le priorità “della
stabilità e della crescita”, che abbia “una visione” e che sappia “assumere il
comando” per realizzarla.
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