Scritto per EurActiv il 22/10/2014
L’Europa volta pagina. La frase non è originale. E non
è neppure detto che sia vera, nella sostanza. Ma è così che il premier Matteo
Renzi presenta, in Parlamento, il momento dell’Unione, alla vigilia di un
Vertice europeo che –battute a parte-
sarà interlocutorio, perché, il 1° novembre, s’insedierà la nuova
Commissione europea presieduta da Jean-Claude Juncker, che ha oggi ottenuto la
fiducia del Parlamento europeo.
Il programma del Vertice, l’ultimo sotto presidenza di
Herman Van Rompuy, con Manuel Barroso alla guida dell’Esecutivo Ue, prevede che
i capi di Stato o di governo dei 28 discutano, a partire dalle 17.00 di domani
fino alla cena, di energia e di clima, in vista del Vertice sul clima di
Parigi, nel 2015, sotto l’egida dell’Onu, e nell’ambito del progetto per una
Unione dell’Energia. Dopo cena, il dibattito verterà sulle crisi
internazionali, specie quella ucraina, e sulle misure per contrare l’epidemia
di Ebola.
La mattina di venerdì sarà dedicata all’esame della
situazione economica nell’Unione europea, prima di un ‘Euro Summit’, cioè un
Vertice ristretto ai Paesi della zona euro.
In Parlamento, Renzi s’è soprattutto concentrato sui
temi di venerdì: “Basta con il rigore –ripete-, è ora di puntare sulla crescita”.
E poi, con un occhio alla trattativa tra Bruxelles e Roma sulla Legge di
Stabilità, afferma che l’Italia non è un’osservata speciale e non subisce
diktat della Commissione. “L'Italia –dice- deve sapere fare le riforme che da anni promette per sua
convinzione interna".
L’accento sulle “priorità” crescita e occupazione l’ha
messo pure il presidente Juncker, presentando il suo programma al Parlamento
europeo. Juncker vuole presentare il suo ‘piatto forte’, cioè il piano
d’investimenti da 300 miliardi, “entro Natale”: un regalo sotto l’Albero
dell’Ue, perché nessuno s’attendeva che il documento sarebbe arrivato prima
dell’anno nuovo.
Per Renzi, il Vertice di domani e venerdì è “un
passaggio rilevante”, se non altro perché “l’Europa volta pagina alla guida
delle istituzioni”: siamo al passaggio delle consegne tra Barroso e Juncker,
tra Van Rompuy e Donald Tusk, tra Catherine Ashton e Federica Mogherini.
Poi, il premier recita un atto di fede: "Le
questioni principali oggetto di discussione fra partner Ue e 'stressate' dalla presidenza
italiana troveranno compimento con la nuova Commissione".
Renzi sostiene che “il clima della
comunità economica internazionale sta rapidamente cambiando": a
metà novembre, il vertice del G20 in Australia “metterà al centro la parola
crescita". E il premier giudica “non più rinviabile una discussione" su come l'Unione
intenda uscire “dai margini ristretti del solo rigore per
puntare ad una strategia di crescita. Non è solo un problema italiano, ma
dell'intera zona euro".
Renzi s’attribuisce una vittoria nell’Ue, “la più grande”: “Avere proposto
e per certi versi imposto” il piano di investimenti di 300 miliardi”, che è “il
primo segno di attenzione non solo al rigore, ma anche a crescita e
investimenti".
Qui, il premier innesca il negoziato sulla Legge di Stabilità: sdrammatizza
come normale la lettera della Commissione europea, con rilievi e richieste di
correzione; e invita “la comunità italiana,
l'opinione pubblica, gli editorialisti, a fare un salto di qualità nella discussione".
Renzi spiega: "Se, quando un portavoce dell’Ue dice mezza parola vengono
fuori titoloni come 'L'Europa minaccia l'Italia’”, allora “viviamo una
subalternità culturale".
Nessun commento:
Posta un commento