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martedì 16 dicembre 2014

Diplomazia: Roma crocevia di tutte le crisi, assente l'Italia

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 16/12/2014

Roma è stata per due giorni crocevia della diplomazia internazionale. Quasi all’insaputa dei padroni di casa. Il segretario di Stato Usa John Kerry s’installa a Villa Taverna, residenza dell’ambasciatore John Phillips: vede domenica il ministro russo Lavrov e ieri il premier israeliano Netanyahu, mentre il ministro degli Esteri Gentiloni è a Bruxelles, a un Consiglio dell’Ue che manco presiede –ci pensa Federica Mogherini, l’Alto Rappresentante della politica estera e di sicurezza europea-.

Non che Kerry cavi granché da questa sua ‘vacanza romana’. Ma il segretario di Stato fa volentieri di Villa Taverna il suo quartier generale: incontra pure il segretario di Stato Vaticano Parolin e gli chiede un aiuto per la chiusura di Guantanamo, una soluzione umanitaria per quei detenuti ormai scomodi.

Cattolico, Kerry ha studiato in Svizzera, ha vissuto a Parigi e a Berlino, ama Roma –e il ristorante ‘Pierluigi’- ed ha una seconda moglie, portoghese e poliglotta, che parla italiano. La villa sul Lago di Como che fu di George Clooney prima apparteneva alla sua famiglia. Tutte cose che, nel 2004, contribuirono alla sua sconfitta nelle elezioni presidenziali, in un’America ancora ossessionata dal complesso dell’assedio.

Medio Oriente - Con Netanyahu, c’è poco da sperare in concessioni, specie adesso che Israele vive in un clima pre-elettorale. Il premier sbarca a Roma dopo avere ribadito il no a "qualsiasi pressione" del Consiglio di Sicurezza dell'Onu: nessuna scadenza per il ritiro israeliano da Cisgiordania e Gerusalemme Est. "Non accetteremo misure unilaterali in un lasso di tempo determinato, mentre l'islamismo radicale si diffonde nel mondo intero", è la linea di Netanyahu. Che si aspetta che Washington "resti fedele alle sue politiche di lungo corso" e metta il veto alla risoluzione proposta da giordani e palestinesi per spingere Israele a ritirarsi entro i confini del 1967 nel giro di due anni.

Oggi, a Londra, Kerry incontra una delegazione palestinese e il segretario generale della Lega araba Nabil El Arabi, oltre ad alcuni ministri di Paesi arabi. Loro gli chiederanno di non mettere il veto.

Crisi ucraina – Su questo fronte, i colloqui di Roma sono serviti a poco, almeno stando a quanto scrive Lavrov su Facebook: lo sviluppo delle relazioni tra Russia e Usa "è possibile solo sulla base della parità e degli interessi reciproci … Ogni tentativo di far pressione sulla Russia è destinato a fallire". Un riferimento alla legge appena adottata dal Congresso per ulteriori sanzioni a Mosca e per la fornitura di armi a Kiev. Una misura “ostile”: Putin auspica che Obama non la firmi.

Quanto alla crisi ucraina, Lavrov sottolinea la “primaria importanza” della “costante attuazione della tregua di Minsk”, come pure “la riunione al più presto del gruppo di contatto".

In tre ore di colloquio, Kerry e Lavrov hanno pure parlato “della necessità di dare nuovo impeto al processo di pace israelo-palestinese, della risoluzione del conflitto siriano e della definizione d’un accordo completo sul programma nucleare iraniano".

Il ruolo di Renzi - Netanyahu viene anche ricevuto da Renzi, fresco di smacco, lungo il percorso della sua ‘politica estera degli autocrati amici’, che lo induce a serrare le relazioni con l’Egitto, l’Azerbaigian e la Turchia. Non s’è ancora spenta l’eco dei suoi peana al premier Erdogan che Usa e Ue, con una nota della Mogherini -l’ingrata!-, ne condannano la museruola alla libertà di stampa.

Ma Renzi forse manco lo nota. Quel che gli preme ora è trovare un posto all’estero, magari all’Onu, a Romano Prodi. Però tra Quirinale –domani- e Palazzo di Vetro -2016-, i tempi non tornano.

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