Scritto per Il Fatto Quotidiano del 16/12/2014
Roma è stata per due giorni crocevia della diplomazia
internazionale. Quasi all’insaputa dei padroni di casa. Il segretario di Stato
Usa John Kerry s’installa a Villa Taverna, residenza dell’ambasciatore John
Phillips: vede domenica il ministro russo Lavrov e ieri il premier israeliano Netanyahu,
mentre il ministro degli Esteri Gentiloni è a Bruxelles, a un Consiglio dell’Ue
che manco presiede –ci pensa Federica Mogherini, l’Alto Rappresentante della
politica estera e di sicurezza europea-.
Non che Kerry cavi granché da questa sua ‘vacanza
romana’. Ma il segretario di Stato fa volentieri di Villa Taverna il suo
quartier generale: incontra pure il segretario di Stato Vaticano Parolin e gli
chiede un aiuto per la chiusura di Guantanamo, una soluzione umanitaria per
quei detenuti ormai scomodi.
Cattolico, Kerry ha studiato in Svizzera, ha vissuto a
Parigi e a Berlino, ama Roma –e il ristorante ‘Pierluigi’- ed ha una seconda
moglie, portoghese e poliglotta, che parla italiano. La villa sul Lago di Como che fu di George Clooney prima apparteneva
alla sua famiglia. Tutte cose che, nel 2004, contribuirono alla sua
sconfitta nelle elezioni presidenziali, in un’America ancora ossessionata dal
complesso dell’assedio.
Medio
Oriente - Con Netanyahu, c’è poco da sperare in concessioni,
specie adesso che Israele vive in un clima pre-elettorale. Il premier sbarca a
Roma dopo avere ribadito il no a "qualsiasi pressione" del Consiglio
di Sicurezza dell'Onu: nessuna scadenza per il ritiro israeliano da
Cisgiordania e Gerusalemme Est. "Non accetteremo misure unilaterali in un
lasso di tempo determinato, mentre l'islamismo radicale si diffonde nel mondo
intero", è la linea di Netanyahu. Che si aspetta che Washington
"resti fedele alle sue politiche di lungo corso" e metta il veto alla
risoluzione proposta da giordani e palestinesi per spingere Israele a ritirarsi
entro i confini del 1967 nel giro di due anni.
Oggi, a Londra, Kerry incontra una delegazione
palestinese e il segretario generale della Lega araba Nabil El Arabi, oltre ad
alcuni ministri di Paesi arabi. Loro gli chiederanno di non mettere il veto.
Crisi
ucraina – Su questo fronte, i colloqui di Roma sono serviti a
poco, almeno stando a quanto scrive Lavrov su Facebook: lo sviluppo
delle relazioni tra Russia e Usa "è possibile solo sulla base della parità
e degli interessi reciproci … Ogni tentativo di far pressione sulla Russia è
destinato a fallire". Un riferimento alla legge appena adottata dal
Congresso per ulteriori sanzioni a Mosca e per la fornitura di armi a Kiev. Una
misura “ostile”: Putin auspica che Obama non la firmi.
Quanto alla
crisi ucraina, Lavrov sottolinea la “primaria importanza” della “costante
attuazione della tregua di Minsk”, come pure “la riunione al più presto del gruppo
di contatto".
In tre ore di colloquio, Kerry e Lavrov hanno pure parlato “della necessità
di dare nuovo impeto al processo di pace israelo-palestinese, della risoluzione
del conflitto siriano e della definizione d’un accordo completo sul programma nucleare
iraniano".
Il ruolo di
Renzi - Netanyahu viene anche ricevuto da Renzi, fresco di smacco, lungo il
percorso della sua ‘politica estera degli autocrati amici’, che lo induce a
serrare le relazioni con l’Egitto, l’Azerbaigian e la Turchia. Non s’è ancora
spenta l’eco dei suoi peana al premier Erdogan che Usa e Ue, con una nota della
Mogherini -l’ingrata!-, ne condannano
la museruola alla libertà di stampa.
Ma Renzi forse manco lo nota. Quel che gli preme ora è trovare un posto
all’estero, magari all’Onu, a Romano Prodi. Però tra Quirinale –domani- e Palazzo
di Vetro -2016-, i tempi non tornano.
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