Scritto per www.GpNewsUsa2016.eu il 17/12/2014
2014/12/17 - Il disgelo tra Stati
Uniti e Cuba, che riprendono le relazioni diplomatiche, dopo oltre mezzo
secolo, è, in proiezione Usa 2016, un assist fornito dal presidente Obama ad
alcuni potenziali candidati repubblicani, in particolare a quelli che vengono
dalla Florida, lo Stato degli esuli cubani anti-castristi, Jeb Bush e Marco
Rubio. In una giornata storica, e con una mossa a sorpresa, Obama ha aperto un
"nuovo capitolo" nei rapporti tra Washington e l’Avana, ammettendo
che "cinquant'anni di isolazionismo non hanno portato a nulla" e che
"l'embargo ha fallito". Jeb
Bush ha subito fatto sapere che si opporrà alla svolta nelle relazioni tra
Stati Uniti e Cuba: l’ex governatore della Florida, figlio di un ex presidente
e fratello di un ex presidente, aveva annunciato solo ieri di stare pensando a
candidarsi alla nomination repubblicana per le prossime presidenziali. Il
senatore Marco Rubio, altro potenziale candidato repubblicano, giudica
l'accordo tra Obama e Raul Castro "inspiegabile" e dice che cambierà idea
solo quando Cuba diventerà una democrazia. "La Casa Bianca ha concesso
tutto e ha ottenuto poco", afferma Rubio, di origini cubane e presto a capo
della sottocommissione Esteri per l'Emisfero occidentale. "Userò ogni
strumento a nostra disposizione", assicura Rubio, che tenterà di
ostacolare il finanziamento della futura ambasciata all'Avana e d’impedire la
nomina dell'ambasciatore.
Le
critiche a Obama sono bipartisan: senatori e deputati repubblicani e
democratici intendono ostacolare in ogni modo la rimozione dell'embargo,
prerogativa del Congresso.
Lo
speaker della Camera, John Boehner, leader repubblicano, giudica il passo
odierno l'ultima di una "lunga serie di concessioni irragionevoli a una
dittatura che brutalizza il proprio popolo, trama contro i nemici" e "incoraggia
gli Stati che appoggiano il terrorismo".
Il
presidente della Commissione Esteri del Senato, Robert Menendez, democratico, ritiene
che Obama abbia così "giustificato l'atteggiamento brutale del governo
cubano". In particolare, per Menendez, lo scambio di prigionieri è stato
"asimmetrico”.
(gp)
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