Scritto per Il Fatto Quotidiano dello 07/12/2014
L'America senza pace: le guerre esterne; le proteste
interne; gli scontri politici nell'Amministrazione e, in prospettiva, tra Obama
e il Congresso. Dopo la batosta di
Mid-term, il presidente pare segnato da una sorta di ‘legge di Murphy’: quel
che può andare storto va storto. Se la foto di un ragazzino di colore di 12 anni
in lacrime abbracciato da un agente di polizia bianco a Portland, in Oregon, dà
all'Unione un momento di tregua, i verdetti delle giurie e l’impulsività
omicida delle forze dell’ordine riaccendono la tensione razziale, dalla Florida
al Missouri, dall'Ohio a New York, man
mano che si rinnova il rito dell’impunità degli agenti che uccidono neri
disarmati.
Decine di manifestazioni punteggiano gli Stati Uniti,
centinaia di arresti scandiscono la rabbia e l’incredulità, che non sono solo
nere. In attesa della marcia su Washington del 13 dicembre, quando –magari- un
altro Martin Luther King, 51 anni dopo, saprà trasformare in sogno indignazione
e risentimento. Il dato positivo è che la protesta, dopo le violenze di
Ferguson, ha trovato un alveo pacifico e maturo.
L’economia va bene,
l’occupazione è alta. Ma l’America non è contenta dell’immagine che dà di sé,
né all'interno né all'esterno. Obama dice che gli Stati Uniti e la
coalizione da loro guidata stanno realizzando lenti ma decisi progressi nello
scontro militare contro il sedicente Stato islamico; e tiene la Russia di Putin
nella morsa delle sanzioni occidentali e del calo del prezzo del petrolio
innescato dagli alleati mediorientali.
Ma le cronache dal fronte del Califfato e dall’Ucraina
sono contraddittorie: i successi militari s’alternano ai fallimenti, come,
ieri, il fallito blitz per liberare due ostaggi nello Yemen –sono entrambi
morti ammazzati-; e il clima diplomatico è tornato a essere da Guerra Fredda.
E c’è il ginepraio
americano: stop alla riforma della Nsa, dopo lo scandalo delle intercettazioni;
dimissioni del capo del Pentagono Hagel, per contrasti sulla strategia anti-Is
tra Iraq e Siria; cambio di strategia in Afghanistan, dando così ragione, per
certi versi, proprio ad Hagel; un confronto duro con l’opposizione
repubblicana, che da gennaio controllerà tutto il Congresso, sulla riforma
dell’immigrazione, decisa con l’equivalente d’un decreto legge. Obama accende
l’Albero di Natale della Nazione, sul Mall, fuori dalla Casa Bianca. Ma
l’Unione non è in pace.
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