Scritto per Il Fatto Quotidiano dello 05/12/2014
Politicamente isolato sulla scena
internazionale dalla crisi ucraina, economicamente accerchiato dalle sanzioni
occidentali e dal calo dei prezzi dell’energia, Vladimir Putin non batte in
ritirata e anzi riparte all'attacco: la Crimea è russa e sacra; non vogliamo
una corsa al riarmo, ma siamo pronti a difenderci; e la banca centrale russa
usi il pugno di ferro contro gli speculatori del rublo, che lo spingono al
ribasso sul dollaro e l’euro.
Il presidente russo parla al Cremlino al
gotha della Nazione, parlamentari, ministri, leader religiosi: per un’ora,
accusa l’Occidente, che vuole mettere le pastoie alla Russia e non aiuta l’Ucraina;
e promette una serie di riforme per rilanciare un’economia sull'orlo della
recessione. Nell' ‘arsenale’, c’è pure un’amnistia per coloro che riporteranno
in patria i capitali, oltre a misure a sostegno del rublo e delle imprese.
Parole forti, persino troppo, che tradiscono
la preoccupazione per la situazione: Putin tiene sempre il pallino in mano, ma
il deterioramento della crescita e dell’inflazione non lo lasciano tranquillo.
E a Mosca si riaccende l’allarme anti-terrorismo: il Califfato fa proseliti
anche in Cecenia, dove, vent'anni dopo lo scoppio del conflitto, integralisti
islamici uccidono 10 poliziotti –muoiono ammazzati pure 9 guerriglieri-.
In Ucraina, però, qualcosa si muove.
Martedì prossimo, nell’Est del Paese, scatterà una vera tregua, tre mesi dopo
il cessate il fuoco deciso a Minsk il 5 settembre e ripetutamente violato da
entrambe le parti. Il presidente ucraino Petro Poroshenko e i separatisti
filo-russi confermano: "Il 9 dicembre, smetteremo di sparare". E il
10 Kiev avvierà il ritiro delle armi pesanti dalle regioni di Donetsk e
Lugansk, a patto che i separatisti stiano ai patti.
A Basilea, dove si riuniscono i
rappresentanti dei 57 Paesi Osce, il ministro degli Esteri russo Lavrov e il
segretario di Stato Usa Kerry si rivedono, senza risultati. Kerry risponde a
Putin: “Non vogliamo che Mosca si isoli con le sue stesse mani"; e
aggiunge che "quanti sostengono la sovranità e i diritti dell'Ucraina non
cercano lo scontro". L'Osce, che già deve verificare il rispetto del
cessate il fuoco di Minsk, dovrà pure controllare la tenuta della tregua.
I rapporti verbali con gli Stati Uniti e
l’Unione europea restano su livelli da Guerra Fredda. Putin prova a farsi beffa
delle sanzioni: sono –dice con ironia- “uno stimolo ad accelerare lo sviluppo”
della Russia, una nazione “sana” che gli Occidentali, “cinici”, cercano di
minare ogni volta che si mostra “troppo forte e indipendente”. E’ la retorica
ricorrente della “fortezza assediata”..
Ma, evidentemente, il presidente russo patisce
l’impatto delle misure finanziarie e commerciali. Ed afferra la mano che gli
viene tesa: a Basilea, Lavrov conferma al ministro italiano Gentiloni che Putin
sarà a Milano all’Expo 2015. La Russia non vuole interrompere la cooperazione
con gli Usa e l’Ue, che, dal suo canto, tiene aperta la pratica SouthStream:
“Si può ancora fare”, dice il presidente della Commissione di Bruxelles
Juncker, E Washington nega di mirare al confronto con Mosca.
Nessun commento:
Posta un commento