Scritto per Il Fatto Quotidiano dello 01/11/2016
Sono poco efficaci e generano più polemiche di quanti
problemi non risolvano: il caso dell’elezione dell’Egitto nel Consiglio Onu per
i Diritti umani, uno dei discussi organismi delle Nazioni Unite, non è – ahimè!
- un fatto isolato. I meccanismi di selezione dei 47 Stati che lo compongono,
eletti a scrutinio segreto dall'Assemblea generale, provocano di per sé la
presenza di ‘mele marce’.
In Italia, fa scalpore l’elezione dell’Egitto, il
Paese dov’è stato impunemente torturato e ucciso Giulio Regeni, con 41mila
prigionieri politici, 1700 desaparecidos nel 2015, 754 omicidi ‘al di sopra
della legge’ nei primi cinque mesi 2016 – i dati sono di Amnesty international
-. L’Italia non l’ha votato.
Ma tutta l’ultima infornata è particolarmente
‘sfortunata’: con l’Egitto sono entrati Arabia Saudita, Cina, Iraq, Ruanda,
Cuba, oltre a Stati Uniti, Regno Unito, Brasile, Sud Africa, Tunisia, Giappone,
Croazia e Ungheria. E’ rimasta fuori la Russia e potrebbe parere una scelta saggia,
se non fosse che a tenerla fuori è stata l’Ungheria dei muri anti-migranti e
delle limitazioni alla libertà d’espressione.
Ce n’è abbastanza per togliere credibilità
all’organismo e a quel (poco) che fa. Fra gli Stati contro cui è aperta una
"procedura speciale" per violazione dei diritti umani vi sono:
Birmania, Burundi, Cambogia, Congo, Corea del Nord, Haiti, Israele, Somalia,
Sudan ed Uzbekistan. Ma quando si giunge a una condanna, il documento non è
vincolante.
Come altrove nell'Onu, a partire dal Consiglio di
Sicurezza, vale il principio dell'equa ripartizione geografica degli Stati
membri (e non conta il loro record in materia di diritti umani): dei 47, 13 sono
africani, 13 asiatici, 8 latino-americani, 6 dell’Europa orientale, 7 del
gruppo occidentale. I membri restano in carica tre anni. Ogni anno, se ne
rinnovano 13 o 14. Già trovare tra i 193 Stati dell’Onu 47 campioni dei diritti
umani sarebbe un’impresa. Ma, con questi criteri di elezione, entra di tutto.
Il Consiglio ha sede a Ginevra e lavora in simbiosi con
l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani. Dal 15 marzo 2006
ha sostituito la Commissione per i Diritti Umani, la cui credibilità era stata
definitivamente compromessa dall’elezione della Libia alla presidenza nel 2003.
Altro tasto dolente è la mancanza di neutralità del Consiglio, che riesce a condannare solo Israele, nei cui confronti – dicono gli Usa - ha "un'ossessione patologica".
Altro tasto dolente è la mancanza di neutralità del Consiglio, che riesce a condannare solo Israele, nei cui confronti – dicono gli Usa - ha "un'ossessione patologica".
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