Scritto per Il Fatto Quotidiano del 13/11/2016
Spari nella notte a Portland. E, per la prima volta,
scorre il sangue, nelle manifestazioni di protesta per l’elezione di Donald
Trump a 45° presidente degli Stati Uniti, che il week-end non arresta. Anzi, 10
mila persone si danno appuntamento a Manhattan per quello che dovrebbe essere
il corteo più imponente finora svoltosi: “Fermiamo Trump e la sua agenda
razzista”, è il tema che, postato online, ha raccolto una vaanga di adesioni.
Dalle due coste e dai Grandi Laghi, le manifestazioni si sono ormai estese a
Cleveland, Memphis e altre città anche dell’America repubblicana.
"Tutte le oppressioni creano uno stato di
guerra", recitava uno striscione a Miami, in Florida, mentre ad Atlanta,
in Georgia, i manifestanti si sono radunati davanti alla casa nacque Martin
Luther King, il martire della lotta non violenta per i diritti civili. Sui
social media è virale il video degli studenti d’una scuola media del Michigan
che scandiscono a mo’ di sfida "Costruisci il muro".
Tre giorni e ormai quattro notti di protesta,
centinaia di arresti, contusi fra i dimostranti e le forze dell’ordine. La
parola d’ordine è ‘Not my President’, ma l’obiettivo resta vago. Lui, Trump,
dopo avere inizialmente antagonizzato i manifestanti, essenzialmente giovani,
sembra volere lasciare sbollire la rabbia. E, intanto, nelle interviste,
alterna il bastone e la carota, fa il buonista e l’amicone: tattiche da
imprenditore che negozia, più che da politico che media; ma, alla fine, non c’è
molta differenza.
L’unico incidente grave a Portland, in Oregon: l'uomo raggiunto
da una pallottola non è in pericolo di vita, lo sparatore è in fuga. Secondo la
polizia, c'è stato un alterco tra i partecipanti alla marcia anti-Trump e un
automobilista sul Morrison Bridge: l’autista, un afroamericano sui vent’anni, felpa
con cappuccio scuro e jeans, ha urlato qualcosa, poi è sceso e ha sparato vari colpi
d'arma da fuoco.
La situazione in città – un agglomerato di quasi due
milioni e mezzo d’abitanti - era tesa. La polizia aveva già sparato gas
lacrimogeni e granate stordenti, cercando di disperdere i manifestanti, che
avevano letteralmente invaso le strade, mandando in tilt il traffico, lanciando
oggetti incendiari, spruzzando graffiti sui muri e compiendo atti di
vandalismo.
A New York, per prevenire incidenti, la polizia ha
eretto barricate mobili e piazzato camioncini anti-bomba pieni di sabbia
davanti alla Trump Tower, il quartier generale e la residenza del
neo-presidente, sulla V Strada. Michael Moore, il regista ‘liberal’ che ne
aveva previsto l’elezione, profetizza ora che non finirà il mandato. Bernie
Sanders condivide “la rabbia” delle piazze.
In dichiarazioni televisive e al Wall Street Journal, oltre
che nel contratto con gli elettori per i suoi primi cento giorni alla Casa
Bianca, Trump dà una virata sull’Obamacare, la riforma sanitaria fatta dal presidente
Barack Obama e che pareva destinata a essere smantellata: resterà l'obbligo d’assicurare
anche persone con condizioni mediche preesistenti e la possibilità per i figli
d’usufruire della copertura dei genitori fino a 26 anni. "Ho seguito il consiglio"
di Obama , dice Trump; e non esclude di chiedere pure quello di Bill Clinton,
che “ha talento”.
Trump dice pure che l’inchiesta per mandare in
prigione Hillary Clinton, minacciata in campagna, non è una priorità, mentre lo
è la sicurezza dei confini (e lo stop agli accordi di Parigi sul clima). Fronte
Siria, la priorità è combattere il sedicente Stato islamico e non cacciare
al-Assad: cosa che conferma la sintonia con Vladimir Putin, da cui – rivela - ha
ricevuto “una bellissima lettera”.
Obama ricambia l’ammorbidimento di Trump abbandonando i
tentativi di varo del Tpp, controverso patto commerciale trans-Pacifico. Ma ci
sono democratici che vogliono resistere. Bill DeBlasio, sindaco di New York, fa
sapere che, se il presidente eletto vorrà espellere i clandestini, come
annunciato in campagna, non avrà la sua collaborazione: lui non gli consegnerà
liste di irregolari.
E’ intanto trapelato che la rimozione del governatore
del New Jersey Chris Christie dalla direzione del ‘transition team’, affidata
al vice-presidente Mike Pence e imbottito di lobbisti, sarebbe forse dovuta a
una faida interna al cerchio magico di Trump: Christie, nel 2005, da procuratore
federale, mandò in carcere per due anni il padre del genero del magnate Jared
Kushner. Charles Kushner, imprenditore edile e figura di spicco della comunità
ebraica del New Jersey, si riconobbe colpevole di frode fiscale, finanziamenti
elettorali illeciti e pressioni sui testimoni.
Trump deve ora definire la composizione della sua
Amministrazione: prima dell’insediamento, dovranno essere identificati almeno i
ministri, almeno i principali. Quanto ai restanti incarichi pubblici da assegnare,
circa 4.000, l'iter partirà dopo, anche perché alcuni richiedono il disco verde
del Senato, oltre che dell'intelligence.
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