Scritto per Il Fatto Quotidiano dello 06/11/2016 e ripreso da www.GpNewsUsa2016.eu. Vedi pure http://www.affarinternazionali.it/articolo.asp?ID=3683 e La Voce e il Tempo dello 06/11/2016
La corsa, che pareva ormai orientata, è riaperta.
Personaggi decisamente marginali, come il direttore dell’Fbi James Comey e
l’uomo in boxer, Anthony Weiner, sono diventati protagonisti tanto inattesi
quanto determinanti. L’ultima settimana prima dell’Election Day, l’8 Novembre, negli
Stati Uniti è tesa e frenetica per i due maggiori candidati, Hillary Clinton,
democratica, e Donald Trump, repubblicano.
Eppure, oltre 18 mesi di campagna elettorale – il 22
marzo 2015, Ted Cruz, senatore del Texas, repubblicano, annunciava per primo la
candidatura alla nomination -, quasi sei mesi di primarie e caucuses da gennaio
a giugno, due convention, tre dibattiti presidenziali non condurranno, almeno
formalmente, alla parola fine martedì prossimo.
Anche se quel giorno si saprà chi sarà il 45°
presidente degli Stati Uniti, salvo strascichi stile Florida 2000 tra George W.
Bush e Al Gore: se per la prima volta una donna o per la prima volta una figura
che non ha mai ricoperto un incarico pubblico né affrontato un voto popolare.
Seguendo un preciso e complesso rituale
costituzionale, le procedure per l’elezione del presidente andranno avanti: il
giorno chiave sarà mercoledì 19 dicembre, mentre l’insediamento avverrà venerdì
20 gennaio 2017.
La Costituzione statunitense prevede che le elezioni si
svolgano il martedì che segue il primo lunedì di novembre: dunque, quest’anno,
l’8. Si vota per il presidente e il vicepresidente e per rinnovare parzialmente
il Congresso: tutta la Camera, 435 seggi – oggi, 247 repubblicani e 188 democratici
-, e un terzo del Senato, 34 seggi – 24 repubblicani e 10 democratici - su 100
– oggi, 54 repubblicani, 44 democratici e due indipendenti che votano per lo
più democratico –, oltre a 12 governatori - sette democratici e cinque
repubblicani - su 50.
I mandati dei deputati durano due anni; quelli dei
senatori sei: gli uni e gli altri sono rinnovabili senza – ma Trump vorrebbe
rivedere questa norma -. I mandati dei governatori durano quattro anni e sono
rinnovabili una sola volta.
Tradizionalmente, ci sono, inoltre, migliaia di
consultazioni statali e locali e decine – o persino centinaia - di referendum
statali e locali. Gli elettori, in genere, devono districarsi fra le schede,
che siano moderne, elettroniche, o ancora con il vecchio, e contestato, sistema
della punzonatura.
Nei singoli Stati e nel Distretto di Colombia, dove
sorge Washington, i votanti non eleggono direttamente il presidente, ma un
collegio di Grandi Elettori in numero pari, per ogni Stato, alla somma dei
senatori, due per ciascuno Stato, e dei deputati, variabili in funzione della
popolazione.
Il collegio elettorale si compone di 538 Grandi
Elettori. Il numero minimo di Grandi Elettori per uno Stato è tre: Alaska,
Delaware, Montana, North e South Dakota, Vermont, Wyoming e Distretto di
Columbia. Il numero massimo è 55 (California), davanti a Texas 38 e New York 29.
I numeri dei Grandi Elettori Stato per Stato vengono periodicamente adeguati
alle variazioni demografiche.
I collegi dei Grandi Elettori si riuniscono Stato per Stato
il primo lunedì dopo il secondo mercoledì di dicembre: quest’anno, il 19
dicembre. I Grandi Elettori procedono a votazioni separate per il presidente e
il vicepresidente. La norma vuole che, in tutti gli Stati, a eccezione di Maine
e Nebraska, tutti i voti dei Grandi Elettori vadano ai candidati che hanno
ottenuto più voti popolari in quello Stato. Nel Maine – 4 - e nel Nebraska – 5
-, i voti vengono distribuiti tenendo conto dei dati nei singoli distretti
elettorali.
I risultati delle votazioni del 19 dicembre vengono
trasmessi all'Ufficio del Registro federale, dove il Congresso li verifica
entro la fine dell’anno.
All'inizio di gennaio del 2017, il nuovo Congresso si
riunisce in sessione plenaria congiunta e procede al computo ufficiale dei voti
elettorali. Il presidente del Senato annuncia l’esito delle elezioni e proclama
il presidente eletto, se è stata raggiunta la maggioranza necessaria, cioè 270
Grandi Elettori su 538.
Se così non fosse, toccherà alla Camera eleggere il presidente
a maggioranza, votando per delegazioni di Stati, fra i tre candidati che hanno
ottenuto più voti, e al Senato eleggere il vicepresidente, scegliendo fra i due
candidati che hanno avuto più voti.
Venerdì 20 gennaio, il processo si completa: il presidente e il vice-presidente prestano giuramento nelle mani del presidente della Corte Suprema ed entrano nel pieno delle loro funzioni. Saranno passate più di dieci settimane dall’Election Day.
Venerdì 20 gennaio, il processo si completa: il presidente e il vice-presidente prestano giuramento nelle mani del presidente della Corte Suprema ed entrano nel pieno delle loro funzioni. Saranno passate più di dieci settimane dall’Election Day.
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