Scritto per Il Fatto Quotidiano del 18/11/2016
Non so come facciano gli scongiuri i tedeschi, ma di
certo Angela Merkel li ha fatti, e forse li sta ancora facendo, dopo che, ieri
sera, il presidente Usa Barack Obama ha detto che, “se fossi tedesco”, “la
sosterrei” alle prossime elezioni, nel settembre 2017. Obama ne ha fatto un
vero e proprio panegirico: “Angela ha grande credibilità ed è una donna che
lotta per i valori … Non avrei potuto avere una partner più affidabile”, con
buona pace di tutti gli altri che ambiscono ad essere il miglior amico europeo
dell’America.
La cancelliera tedesca avrà subito pensato alle
recenti sortite di Obama contro la Brexit ed a favore di Hillary Clinton e avrà
mormorato fra sé e sé l’equivalente tedesco del nostro “non c’è il due senza il
tre”. Vero è che, di qui a settembre, ci sono altre occasioni perché il
proverbio si realizzi. Ma, per prudenza, la cancelliera ha messo i puntini
sulle I: ha ribadito che annuncerà “al momento opportuno” se si ricandiderà o
meno per la quarta volta nelle politiche 2017, raffreddando, quindi,
indicazioni in tal senso diffusesi nelle ultime ore.
Come già ad Atene, ma ben più che ad Atene, Obama s’è rassegnato
ad essere arrivato a Berlino con un compagno di viaggio immaginario, ma
invadente: il suo successore Donald Trump. La Merkel ieri e i leader europei
presenti, oggi, al ‘Vertice delle anatre zoppe’, Hollande, la May, Rayoj, Renzi,
parlano a lui, ma perché Donald intenda. Renzi, addirittura, ha già indossato i
panni dell’avvocato d’ufficio del presidente eletto, criticando le battutine “fuori
luogo” del presidente della Commissione europea Juncker.
Pure Obama, però, parla agli europei pensando a Trump
o mandandogli messaggi, mentre il premier francese Valls, pure a Berlino, per
un convegno, avverte che l’ “Europa può morire” di populismi propri o importati
– lui pensa alle presidenziali francesi del prossimo maggio -. Obama di dice
“incoraggiato” dalle recenti dichiarazioni del suo successore sul rispetto
degli impegni con la Nato, perché – osserva – senza L’alleanza atlantica “il
mondo è un posto peggiore”; e lo invita a non farla facile alla Russia se Putin
non rispetta le regole del gioco. Sul fronte interno, riconosce che Trump “è
forse la maggiore scossa nella storia americana”, ma poi afferma che, se migliorerà
la sua riforma sanitaria, lo sosterrà – l’obiettivo, però, è piuttosto di
smantellarla -.
La Merkel assicura che la Germania e in generale
l’Europa faranno di più per la sicurezza atlantica, venendo incontro alle
attese di Trump, e s’impegna a darsi da fare per una buona collaborazione con
la nuova Amministrazione. La cancelliera è pure certa che Usa e Ue
riprenderanno a negoziare sul Ttip, la zona di libero scambio transatlantica
(se, quando e su che basi, però, dipende anche, e forse soprattutto, dal nuovo
presidente).
La tappa di Berlino è stata fitta di contatti fra
Obama e la Merkel: una cena mercoledì al ristorante dell’Hotel Adlon, quello
del film del 1932 Grand Hotel con Greta Garbo, senza giornalisti – si sa solo
che nel menù c’era il currywurst, la tradizionale salsiccia berlinese con
ketchup e curry -; un colloquio in cancelleria ieri pomeriggio con conferenza
stampa; una cena di gala all’ottavo piano del palazzo del governo la sera, aperta
a esponenti della scena politica, sociale e culturale tedesca distintisi nel
rafforzamento dei legami transatlantici.
Fra gli invitati, il direttore d'orchestra Daniel
Barenboim, il direttore del Museo ebraico di Berlino Michael Blumenthal,
l'allenatore tedesco della nazionale di calcio Usa Juergen Klinsmann, il
regista Tom Tykwer, gli astronauti Thomas Reiter e Alexander Gerst, il
consigliere per la politica estera Christoph Heusgen, scienziati e politici. Più
scarna la presenza Usa: con Obama, Susan Rice, consigliere per la sicurezza
nazionale, e il suo vice Benjamin Rhodes, il consigliere per l'Europa Charles
Kupchan e pochi altri.
Oggi, dopo il Vertice, Obama partirà per il Perù, per
il suo congedo dai Paesi del Pacifico.
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