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giovedì 10 ottobre 2013

Carceri: Palma, l'Europa non chiede toppe, l'amnistia da sola non serve

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 10/10/2013

“Il Consiglio d’Europa chiede all’Italia di risolvere il problema del sovraffollamento delle carceri, non le dice come deve farlo: si tratta di rimuovere una situazione di violazione” dei diritti dell’uomo, sancita dalla Corte di Giustizia di Strasburgo, “e di trovare una soluzione risarcitoria per chi ha subito tale violazione”.

Mauro Palma, già a capo del Comitato per la prevenzione della tortura e dei trattamenti inumani e degradanti del Consiglio d’Europa, fa il punto del contenzioso sulle carceri  tra Strasburgo e Roma. Palma, matematico e ricercatore, uno dei fondatori di Antigone, di cui è stato il primo presidente, è attualmente presidente della commissione ministeriale sul sovraffollamento degli istituti penitenziari italiani.

Nelle sue richieste, il Consiglio d’Europa non evoca né amnistia né indulto. Palma spiega: “Un’amnistia può aiutare ad azzerare la situazione di partenza. Ma se ci si limita a un’amnistia, allora si tratta solo di un provvedimento deflattivo, che non risolve, perché, dopo un po’, ci si ritrova nella situazione di partenza”.

L’Italia ha tempo fino a fine novembre per presentare un piano d’intervento al Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa, che controlla tramite un comitato ad hoc l’esecuzione delle sentenze; e avrà poi sei mesi per attuarlo. I responsabili dell’Istituzione di Strasburgo, che riunisce 47 Paesi europei, ne hanno già discusso con i ministri Severino, prima, e Cancellieri, poi.

Dall'Italia ci si attende “provvedimenti strutturali” e l’amnistia “non lo è”: la commissione di Palma si muove per portare l’Italia “in linea con i modelli europei” di trattamento carcerario, utilizzando strumenti che vanno dall'edilizia carceraria alla depenalizzazione dei crimini di lieve entità all'evoluzione dei modelli organizzativi di pene e lavoro nelle carceri. “Questa è la direzione giusta. Se ci si muove in questa direzione, un’amnistia può pure starci. Ma un’amnistia da sola non risolve il problema”.

La sentenza contro l’Italia dell’8 gennaio è una sentenza pilota, una formula adottata dal 2004: essa pone cioè le basi per sanare, col concorso dello Stato in causa, un mancato rispetto dei diritti umani. Il 27 maggio, il ricorso dell’Italia fu giudicato inammissibile: da quel giorno, decorrono i termini per affrontare la questione. 

Ad oggi, la Corte ha ricevuto quasi 600 ricorsi da detenuti in Italia, costretti a vivere in celle dove lo spazio a disposizione è inferiore a quanto accettabile dal punto di vista della loro dignità. Il giudizio di gennaio offre un percorso per sanare gran parte di questi casi.

A giugno, il Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa chiese al governo di Roma di fornirgli presto i dati sul sovraffollamento nei penitenziari italiani. Il contenzioso tra Strasburgo e Roma sulle carceri risale al 2009, quando l’Italia subì la prima condanna per violazione della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle liberà fondamentali.

L’8 gennaio la seconda Camera della Corte pronunciò la sentenza del cosiddetto ‘caso Torreggiani’, relativo alla carenza di spazio e alle disfunzioni nei servizi subite per molti mesi da sette detenuti - italiani e non - nelle carceri di Busto Arsizio e Piacenza. Con quella decisione, ribadita a maggio, la Corte individuava l’esistenza di un “problema strutturale” nelle carceri di tutto il Paese e invitava l’Italia ad adottare entro un anno misure specifiche, compreso un “equo indennizzo pecuniario”, 100 mila euro, per i danni morali subiti dai sette detenuti.

Dopo la sentenza, la commissaria alla Giustizia dell’Ue Viviane Reding aveva definito “scandalosa” la situazione delle carceri italiane, ricordando che l’Unione non ha poteri in merito: "Le condizioni detentive rientrano nelle competenze degli Stati membri", finora contrari “a interventi normativi incisivi a livello europeo”. Di qui l’invito, finora non raccolto, al governo italiano "a farsi portatore di un'iniziativa europea che fissi standard obbligatori per tutte le carceri dell'Unione".

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