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giovedì 24 ottobre 2013

Datagate: Enrico non sa, Angela sì, e ce l'ha con Barack

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 24/10/2013

Sarà pure stata una giornata di slalom gigante tra malesseri europei e inquietudini mediorientali. Ma John Kerry non ha rinunciato a iniziarla con una discesa libera nello shopping romano: sosta, lui e la scorta, da Battistoni in via Condotti, nella più pura tradizione del turista americano, meglio se altolocato e danaroso. Poi, sotto con Enrico Letta –una passeggiata- e con il premier israeliano Benjamin Netanyahu, un osso duro.

A Letta, il segretario di Stato americano doveva fare digerire gli eventuali prossimi sviluppi italici -finora non è venuto fuori quasi nulla- del Datagate. A Netanyahu, doveva fare trangugiare la ripresa dei negoziati con l’Iran sul nucleare e le aperture di credito Usa al presidente Rohani.

Datagate - Stando alle ricostruzioni del colloquio disponibili, è stato Letta ad affrontare il tema, chiedendo a Kerry lumi sulla veridicità dei documenti che circolano su violazioni della privacy degli alleati europei da parte dell’intelligence americana. Kerry gli ha risposto sullo stesso tono d’Obama a Hollande: le indiscrezioni di stampa sono distorte, ma gli Stati Uniti hanno avviato una revisione di tutte le prassi sotto accusa della National Security Agency.

Secondo fonti Usa, Letta e Kerry, che sono stati insieme un’ora circa, hanno parlato di Datagate pochi minuti. L'obiettivo "è trovare il giusto equilibrio tra sicurezza e privacy": una ricerca che "proseguirà” in stretta consultazione con gli amici e alleati, “Italia compresa".

Se Letta non sa nulla e deve chiedere lumi a Kerry, logico che Marco Minniti, sotto-segretario con delega all’intelligence, non abbia molto da raccontare al Copasir: "Mi sento di escludere –riferisce durante un’audizione- che i servizi sapessero … Non ci sono evidenze che il caso francese possa essere avvenuto anche in Italia". E allora, per soddisfare “il dovere di chiarezza” che il ministro dell’Interno Angelino Alfano prova verso “i cittadini italiani”, bisognerà attendere la nostra puntata delle rivelazioni a orologeria del duo Snowden-Assange oppure un ‘autodafé’ americano. Se no come si fa –parole di Alfano- ad “acquisire tutta la verità e dire tutta la verità” agli italiani “senza guardare in faccia nessuno"?

Pure la Merkel - Mentre il governo tedesco dice d’avere appreso che il cellulare della cancelliera Angela Merkel era intercettato, e giudica l’atto –se confermato- “inaccettabile”, il governo italiano sostiene d’avere “la ragionevole certezza” d’avere protetto la privacy degli italiani e dei diplomatici in Italia. Il deputato Claudio Fava (Sel, Copasir) sbotta: “Il governo è tranquillo, io non lo sono”.

In vista del Vertice dei 28 di oggi e domani, dove di Datagate si parlerà, il Parlamento di Strasburgo approva una risoluzione - non vincolante - che chiede la sospensione dell'intesa tra Ue e Usa per monitorare le transazioni finanziarie a fini antiterroristici: una ritorsione fine a se stessa, perché gli americani hanno già mostrato di non esitare a prendersi da soli i dati che vogliono.

Netanyahu – Più facile, per Kerry, col premier italiano che con il premier israeliano, che d’intese con l’Iran non vuole proprio sentire parlare: “Meglio nessun accordo che un cattivo accordo”, ripete Netanyahu, riproponendo un mantra delle trattative con i palestinesi. Il segretario di Stato è qui più per tranquillizzare che per irritare: è presto per un alleggerimento, o una revoca , delle sanzioni contro Teheran; e il nucleare iraniano è una preoccupazione comune, anche se Washington apprezza l’atteggiamento di Rohani.

Netanyahu abbozza e contraccambia con frasi di rito sui negoziati con i palestinesi: auspica “passi” verso la soluzione dei due Stati. Tra Siria, Iran e conflitto israeliano-palestinese, la diplomazia fa giri di valzer da Ginevra a Londra a Roma, ma, alla fine, si ritrova sulla mattonella di partenza.

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