Sarà pure stata una giornata di slalom gigante tra malesseri europei e
inquietudini mediorientali. Ma John Kerry non ha rinunciato a iniziarla con una
discesa libera nello shopping romano: sosta, lui e la scorta, da Battistoni in
via Condotti, nella più pura tradizione del turista americano, meglio se
altolocato e danaroso. Poi, sotto con Enrico Letta –una passeggiata- e con il
premier israeliano Benjamin Netanyahu, un osso duro.
A Letta, il segretario di Stato americano doveva fare digerire gli eventuali
prossimi sviluppi italici -finora non è venuto fuori quasi nulla- del Datagate.
A Netanyahu, doveva fare trangugiare la ripresa dei negoziati con l’Iran sul
nucleare e le aperture di credito Usa al presidente Rohani.
Datagate - Stando alle ricostruzioni del
colloquio disponibili, è stato Letta ad affrontare il tema, chiedendo a Kerry lumi
sulla veridicità dei documenti che circolano su violazioni della privacy degli
alleati europei da parte dell’intelligence americana. Kerry gli ha risposto
sullo stesso tono d’Obama a Hollande: le indiscrezioni di stampa sono distorte,
ma gli Stati Uniti hanno avviato una revisione di tutte le prassi sotto accusa
della National Security Agency.
Secondo fonti Usa,
Letta e Kerry, che sono stati insieme un’ora circa, hanno parlato di Datagate
pochi minuti. L'obiettivo "è trovare il giusto equilibrio tra sicurezza e
privacy": una ricerca che "proseguirà” in stretta consultazione con
gli amici e alleati, “Italia compresa".
Se Letta non sa nulla
e deve chiedere lumi a Kerry, logico che Marco Minniti, sotto-segretario con
delega all’intelligence, non abbia molto da raccontare al Copasir: "Mi
sento di escludere –riferisce durante un’audizione- che i servizi sapessero … Non
ci sono evidenze che il caso francese possa essere avvenuto anche in
Italia". E allora, per soddisfare “il dovere di chiarezza” che il ministro
dell’Interno Angelino Alfano prova verso “i cittadini italiani”, bisognerà
attendere la nostra puntata delle rivelazioni a orologeria del duo
Snowden-Assange oppure un ‘autodafé’ americano. Se no come si fa –parole di
Alfano- ad “acquisire tutta la verità e dire tutta la verità” agli italiani “senza
guardare in faccia nessuno"?
Pure la Merkel - Mentre il governo tedesco dice
d’avere appreso che il cellulare della cancelliera Angela Merkel era
intercettato, e giudica l’atto –se confermato- “inaccettabile”, il governo
italiano sostiene d’avere “la ragionevole certezza” d’avere protetto la privacy
degli italiani e dei diplomatici in Italia. Il deputato Claudio Fava (Sel,
Copasir) sbotta: “Il governo è tranquillo, io non lo sono”.
In vista del Vertice
dei 28 di oggi e domani, dove di Datagate si parlerà, il Parlamento di
Strasburgo approva una risoluzione - non vincolante - che chiede la sospensione
dell'intesa tra Ue e Usa per monitorare le transazioni finanziarie a fini
antiterroristici: una ritorsione fine a
se stessa, perché gli americani hanno già mostrato di non esitare a prendersi
da soli i dati che vogliono.
Netanyahu – Più facile, per Kerry, col premier
italiano che con il premier israeliano, che d’intese con l’Iran non vuole
proprio sentire parlare: “Meglio nessun accordo che un cattivo accordo”, ripete
Netanyahu, riproponendo un mantra delle trattative con i palestinesi. Il
segretario di Stato è qui più per tranquillizzare che per irritare: è presto
per un alleggerimento, o una revoca , delle sanzioni contro Teheran; e il
nucleare iraniano è una preoccupazione comune, anche se Washington apprezza
l’atteggiamento di Rohani.
Netanyahu abbozza e
contraccambia con frasi di rito sui negoziati con i palestinesi: auspica “passi”
verso la soluzione dei due Stati. Tra
Siria, Iran e conflitto israeliano-palestinese, la diplomazia fa giri di valzer
da Ginevra a Londra a Roma, ma, alla fine, si ritrova sulla mattonella di
partenza.
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