Scritto per il blog de Il Fatto il 15/10/2013
Il fuoco di sbarramento europeo sulla Legge di Stabilità
italiana comincia ben prima che il governo la definisca, oggi, e la trasmetta,
entro la mezzanotte, a Bruxelles. Complice la ridda d’indiscrezioni man mano uscite
e smentite: c’è l’impressione che il governo le provi tutte, cercando il ventre
molle della minore resistenza.
Il cavallo di troia del sussulto di diffidenza
verso l’Italia –del resto, mai sopita- è la vicenda Alitalia: come fidarsi di
un Paese che, tre anni dopo, ripete il ‘pateracchio’ di sprecare denaro in nome
dell’italianità d’un’azienda che sarebbe molto più garantita se gestita da chi gli
aerei li sa fare volare piuttosto che da Poste italiane (e in passato da
cavalieri bianchi tipo Riva e compagnia bella).
E, intanto, le energie migliori (?) della
politica nostrana se ne vanno in dibattiti su amnistie e condoni più o meno
‘ad’ o ‘contra personam’ e in girotondi difensivi intorno al Quirinale per
impedire che lo schizzo di una critica ne macchi la facciata.
Alla “depressione italiana”, dedica un ampio
servizio il settimanale tedesco Die Zeit. Il presupposto è quello solito:
l’Italia è l’elemento di rischio più grande della Zona Euro, senza esserne l’anello
più debole, ché a quello provvedono la Grecia e magari pure Cipro. Ma se avesse
mai dovuto fallire uno dei ‘piccoli’, in qualche modo si poteva riparare; se in
default ci va l’Italia, sono guai per tutti.
Die Zeit fa qualche distinguo e prende per buone
alcune notizie “positive” distillateci dalla politica, con la compiacenza dei
media al servizio delle loro fonti più che del loro pubblico: “La politica d’austerità mostra
i primi successi –scrive il giornale tedesco-, ma l'economia è in stallo”. Fmi
e Ue vedono prospettive di crescita modeste.
Fra gli elementi incoraggianti, Die Zeit annota che il Governo regge, in un
contesto di riconquistata stabilità politica, e che la politica di consolidamento
starebbe facendo “buoni progressi”, col deficit di bilancio inferiore del
3% questo anno e la chiusura della procedura per deficit eccessivo da parte della Commissione europea.
Eppure, rileva il giornale tedesco, “in Italia non v’è alcuna euforia, nonostante il governo
annunci che nel 2014 il Paese tornerà a crescere, seppur
a ritmo molto modesto. L'umore non sta cambiando per niente. Il
motivo è fin troppo chiaro: il
consolidamento è un consolidamento al ribasso senza la prospettiva
della prosperità”.
Ecco, ora lo sappiamo: siamo cupi e sfiduciati perché ci manca la “prospettiva della prosperità”. Pare il negativo di un film di Muccino, La ricerca della felicità. Umori sempre italiani, là in chiave d’ottimismo americano, qui di pessimismo –speriamo!- tedesco.
Ecco, ora lo sappiamo: siamo cupi e sfiduciati perché ci manca la “prospettiva della prosperità”. Pare il negativo di un film di Muccino, La ricerca della felicità. Umori sempre italiani, là in chiave d’ottimismo americano, qui di pessimismo –speriamo!- tedesco.
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