‘Tempesta
sull’Atlantico’: il bollettino del Datagate suona come una frase da romanzo dell’epoca
dei piroscafi. Ma, senza mancare di rispetto all’Atlantico, che è un Signor
Oceano, lo scandalo pare una tempesta in un bicchier d’acqua: una recita a
beneficio della stampa. Ad alimentare la polemica, la seconda ondata di documenti
di Le Monde: l’intelligence americana, oltre a essersi carpita 70 milioni di
telefonate francesi in un solo mese, tra 2012 e 2013 –chissà quanti Auguri di
Natale, lì dentro-, intercettava sistematicamente l’ambasciata di Francia a
Washintgton e pure quella presso l’Onu a New York.
Sai la sorpresa!,
ché, se la National Security Agency non l’avesse fatto, visto che spiava tutti
e tutto, sì che ci sarebbe da porsi interrogativi. E se Parigi e Washington
inscenano la loro baruffa, a Roma il presidente del Copasir Giacomo Stucchi
annuncia “pressioni sul governo perché ci sia chiarezza”. L’occasione per farlo
è già oggi: il sottosegretario Minniti farà un’audizione davanti al Comitato. Anche
il garante della privacy Antonello Soru chiede al premier Letta che “il governo
chiarisca”.
Il fatto è che,
finora, sono usciti molti particolari sul comportamento disinvolto dell’Nsa
verso Francia, Germania e pure Gran Bretagna, ma dell’Italia si sa poco, in
attesa di una puntata ‘ad hoc’ delle rivelazioni con il contagocce del duo del
Datagate Snowden la talpa e Assange il regista.
"Per ora –
ammette Stucchi - siamo nel campo delle ipotesi. E negli Usa dicono che non
tutto quello che sta rivelando Snowden è vero. E se “c'è l'obbligo di non
gridare 'al lupo al lupo' quando il lupo non c'è”, c’è però anche la voglia di
sapere quel che è successo: Minniti, forse, ne sa, qualcosa, ma bisogna vedere
se avrà agio, e voglia, di raccontarlo.
Sul piano
diplomatico, al telefono lunedì notte con Francois Hollande, Barack Obama ha
insistito sulle distorsioni di almeno una parte delle indiscrezioni di stampa.
Ieri a sorbirsi i rimbrotti francesi è stato il segretario di Stato John Kerry,
ricevuto di buon mattino dal collega Laurent Fabius. Doveva essere un breakfast
di lavoro sulla Siria, prima della riunione degli Amici a Londra; invece, s’è
parlato quasi solo di Datagate. Dopo di che, Eliseo e Matignon iniziano a
tirare il freno a mano, invitando a evitare l’escalation.
Fabius ha ridetto a
Kerry che lo spionaggio degli Usa ai danni della Francia è
"inaccettabile", rinnovando la richiesta di spiegazioni. In serata,
il segretario di Stato Usa è arrivato a Roma, dove oggi parla di Iran con il
premier israeliano Benjamin Netanyahu. Prima, avrà un incontro con Letta: il
Datagate salterà fuori pure lì. E Viviane Reding, responsabile della giustizia
nell’Ue, propone che i leader dei 28 ne discutano al Vertice di Bruxelles
domani e venerdì.
Tra i documenti di
Snowden filtrati a Le Monde, c’è un rapporto top secret, una sorta di manuale degli
agenti dell’Nsa datato 10 settembre 2010, con tecniche, codici e cifrari; e c’è
la prova dell'esistenza del programma 'Genie', utilizzato per intercettazioni a
distanza. L'ambasciata francese a
Washington era Wabash, quella presso l’Onu Blackfoot, Highlands era il sistema
per hackerare computer, Vagrant per captare i dati dagli schermi, Pbx per lo
spionaggio telefonico.
A fare buon peso,
ecco Glenn Greenwald, il giornalista che per primo, sul Guardian, il 5 giugno,
divulgò i segreti di Snowden. Tutti i Paesi dell'America Latina, non solo
Messico e Brasile, ed anche il Canada erano spiati dagli Usa: Greenwald
promette di pubblicare i casi uno per uno.
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