Scritto per Il Fatto Quotidiano dello 01/10/2013
Il balzo in avanti nelle politiche austriache del partito di
estrema destra, euro-scettico e xenofobo, torna a destare allarme nell'Unione, dove
si paventa una valanga euro-critica alle elezioni europee del maggio 2014. Solo
una settimana fa, gli anti-euro tedeschi di Alternativa per la Germania erano rimasti
fuori dal Bundestag, nelle politiche tedesche, avendo solo sfiorato la soglia
del 5%: un dato che era stato accolto con un sospiro di sollievo a Bruxelles.
In Austria, l’Fpoe creata da Joerg Haider e oggi guidata da
Heinz-Christian Strache, guadagna quasi 4 punti e sale al 21,4%, senza, però,
scalzare dal potere la grande coalizione tra socialdemocratici e popolari,
nonostante i maggiori partiti abbiano perso ciascuno più del 2% dei voti:
Werner Faymann sarà ancora cancelliere e Michael Spindelegger suo vice, in
quella subito battezzata “la coalizione dei perdenti”.
In Portogallo, a conferma che la crisi penalizza chi
governa, il partito al potere, centrista, a dispetto del nome, subisce una
batosta nelle consultazioni amministrative: un modo per dire no all'austerità.
Ma il voto austriaco ripropone lo spettro ricorrente di una
estrema destra euro-scettica. I commenti dei leghisti in Italia insistono sul
concetto che “i popoli vogliono un’altra Europa: la gente è contro l’euro e l’Unione,
non vuole l’immigrazione selvaggia nè la corruzione politica”. Sprache predica lotta
alla corruzione e pugno di ferro sull'immigrazione e ce l’ha con l’Europa dei
tecnocratici e dell’euro: un manifesto largamente condiviso da altre forze nei
28, non solo dalla Lega in Italia.
E mentre il Germania prendono il via i colloqui per le
ennesime ‘larghe intese’ di questa stagione politica europea –quella, però,
sarà una coalizione dei vittoriosi-, Strache esplora terreni d’accordo con
partiti analoghi che allignano nell'Unione: in Francia, il Fronte Nazionale di
Marine Le Pen, penalizzato dalla legge elettorale nazionale, ma esaltato alle
europee dalla ripartizione dei seggi proporzionale; nel Benelux, c’è il Partito
della Libertà di Geert Wilders in Olanda, reduce, come l’Fpoe di Haider, da
un’esperienza di governo; e in Belgio sono forti i nazionalisti fiamminghi.
In ogni Paese, i movimenti di destra o estrema destra
euro-scettici hanno caratteristiche diverse, talora raidcati sul territorio,
talora al limite dell’euro-delirio: attenti a non farne un fascio. In Grecia,
Alba Dorata ha inclinazioni neo-naziste, ma, come altrove, vi sono pure euro-scettici
di sinistra, spinti dalle ferite sociali inferte dal mix crisi e rigore. In
Italia, Lega a parte, il voto di protesta, anche contro l’euro e l’Unione, è
alla base del fenomeno M5S.
In Spagna, vi sono le pulsioni indipendentiste catalane. In
Gran Bretagna, quelle scozzesi, senza contare la tradizionale vena anti-europea
conservatrice e ultra-conservatrice. I Paesi Nordici democratici per
antonomasia hanno punte neo-naziste, in Svezia, e una forza leghista in
Finlandia.
In Ungheria, c’è al potere il partito del premier Viktor
Orban che è nel Ppe, ma nonostante venature anti-democratiche. E la Rep. Ceca è stata una
culla dell’euro-scetticismo ai tempi del presidente Vaclav Klaus, che si
propone di scendere in campo alle europee. Quando affluenza alle urne ridotta e
basso rapporto voto – governo possono favorire scelte di protesta dimostrative.
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