Scritto per EurActiv lo 01/03/2014
Partito quasi in apnea sui temi europei, il Governo Renzi ha
vissuto, tra venerdì e sabato, una sorta di sbornia europea. Siamo sempre fermi
ai gesti e alle parole. Per i fatti, l’attesa, viste le promesse, dovrebbe
essere breve.
Le novità europee ci sono sia sul fronte della struttura di
governo che su quello politico. Partiamo dalle prime: Matteo Renzi, che ha
ritenuto di privarsi di un ministro degli Esteri esperto d’Europa come Emma
Bonino e di un ministro degli Affari europei d’estrema competenza, Enzo Moavero
Milanesi, ha scelto come sottosegretario agli Affari europei, in diretto
rapporto con Palazzo Chigi, Sandro Gozi, deputato Pd, vice-presidente dell’Assemblea
parlamentare del Consiglio d’Europa.
Gozi è persona che conosce l’Unione. Senza stare qui a
trascrivere da Wikipedia la sua biografia, subito aggiornata con il nuovo
incarico, Gozi, 48 anni, diplomatico, docente, deputato dal 2006, è stato alla
Commissione europea dal 2000 al 2005, prima al Gabinetto del presidente Romano
Prodi, poi come consigliere politico del suo successore Manuel Barroso.
Dinamico, ambizioso –nel 2012, provò a candidarsi alle
primarie del Pd per la premiership-, passioni per la musica e la maratona, Gozi
conosce la materia europea e le Istituzioni comunitarie.
A lui, dovrebbe senz’altro toccare gestire tutta la partita
delle ‘leggi europee’, per il recepimento di direttive e regolamenti, ed il
robusto contenzioso tra Italia e Ue, che il suo predecessore è riuscito a
intaccare, ma che resta particolarmente oneroso –il peggiore, fra i 28-. Non è
invece ancora chiaro come le responsabilità di gestione e di organizzazione del
semestre di presidenza di turno italiana del Consiglio dell’Ue, dal 1.o luglio
al 31 dicembre, saranno ripartite tra il premier Renzi, il suo sotto-segretario
e il ministro degli esteri Federica Mogherini.
Sul fronte politico, il congresso a Roma del Partito
socialista europeo, in vista del voto di maggio per l’Assemblea di Strasburgo,
ha offerto a Matteo Renzi un’occasione e una tribuna: il segretario del Pd, in
questo caso, le ha sfruttate, portando –come previsto- il suo partito nel
partito europeo, intrecciando contatti e fornendo ai delegati un saggio della
sua oratorio ‘a tutto tondo’.
Nel suo discorso, Renzi è stato poliglotta, ha affermato che l’obiettivo è abbattere lo spread sociale nell’Ue, ha ribadito che tenere i conti in ordine è un dovere nostro e non un diktat europeo, ha posto l’accento su istruzione, lavoro e giovani, s’è impegnato a utilizzare il semestre italiano per discutere “un nuovo modello”. Ottima l’accoglienza, buono l’impatto. Da domani, anzi da lunedì, le parole dovranno tradursi in fatti.
Nel suo discorso, Renzi è stato poliglotta, ha affermato che l’obiettivo è abbattere lo spread sociale nell’Ue, ha ribadito che tenere i conti in ordine è un dovere nostro e non un diktat europeo, ha posto l’accento su istruzione, lavoro e giovani, s’è impegnato a utilizzare il semestre italiano per discutere “un nuovo modello”. Ottima l’accoglienza, buono l’impatto. Da domani, anzi da lunedì, le parole dovranno tradursi in fatti.
Siamo tutti ansiosi di "avere" i fatti. Le premesse, le parole, i discorsi inducono a ben sperare.
RispondiEliminaE dunque, sperèm (lumbard).
Mario Signorelli
E 'tirèm inanz', che è pure lumbard -se si scrive- così, ma suona un po' tetro...
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