Scritto per Il Fatto Quotidiano dello 07/03/2014
Il Parlamento
della Crimea fa un passo avanti deciso sulla via della separazione dall’Ucraina
e chiede il ritorno della penisola alla Russia: un referendum dall’esito
scontato è indetto per il 16 marzo. La crisi, che pareva smorzarsi, torna a
inasprirsi. L’Occidente reagisce con un sussulto: riuniti a Bruxelles, i leader
dei 28 giudicano illegittimo il referendum; e il presidente Obama, che registra
un picco di popolarità negli Usa, dice no “a cambiare i confini a spese della
democrazia” (qui, in realtà, sarebbe piuttosto il contrario: mantenere i
confini a scapito della volontà popolare).
A Roma
per un consulto sulla Libia, i ministri degli esteri Usa Kerry e russo Lavrov
proseguono i contatti avviati il 5
a Parigi. Il sentiero della diplomazia resta stretto e in
salita; ci vuole la volontà di percorrerlo.
Lavrov ammette: "Non abbiamo ancora raggiunto una comprensione reciproca
totale sull'Ucraina, non possiamo dire di avere un’intesa". Per il
ministro degli Esteri italiano Mogherini, la proposta di un gruppo di contatto
è stata però perfezionata.
Dopo
le notizie da Simferopoli, l’Occidente non rinfodera la minaccia di sanzioni
alla Russia e reitera la promessa di aiuti all’Ucraina. La Casa Bianca annuncia nuove restrizioni sui visti e mantiene la sospensione
degli accordi bilaterali con la
Russia su commercio, investimenti e cooperazione militare,
oltre che il blocco dei preparativi del vertice del G8 di Sochi a giugno. E
l’Alleanza atlantica ha congelato le intese con Mosca.
Il Vertice europeo
condanna all'unanimità la violazione della sovranità e dell'integrità territoriale
dell'Ucraina da parte russa. I leader dei 28 chiedono a Mosca di ritirare le
truppe dalla Crimea e permettere l’ingresso di osservatori internazionali
–quelli dell’Osce sono bloccati al confine-. C’è l’auspicio di una soluzione
alla crisi pacifica e negoziale, in attesa della quale restano, però, sospesi il
dialogo con la Russia
sui visti e i preparativi del G8.
La spada di Damocle delle
sanzioni non piace a Lavrov. Kerry gliela mette giù morbida, ma lui sbotta
contro le potenziali misure punitive come contro “la decisione di congelare
l'attività del G8 e del Consiglio Russia-Nato".
A Bruxelles, dove il
premier Renzi esordisce sulla scena europea, il britannico Cameron è il più
drastico: “Mai più ‘business as usual’ con la Russia ”; e la tedesca Merkel la più attiva a
cercare percorsi negoziali (la
Germania è la principale partner commerciale sia della Russia
che dell’Ucraina e ha una dipendenza energetica dal gas russo altissima). Le
Istituzioni europee non escludono un nuovo Vertice la prossima settimana, se la
crisi non dovesse stemperarsi.
Il sostegno dell’Ue all'Ucraina
passa attraverso la sigla dell'Accordo di associazione –quella fallita nel
novembre scorso-, da perfezionare entro agosto, e gli aiuti economici. Per
Kiev, sono pronti 11 miliardi di euro in due anni, in cambio di riforme
per rimettere in sesto il Paese: i soldi verrebbero dal bilancio Ue e dalle
istituzioni finanziarie internazionali.
Il premier ucraino Iatseniuk concorda sulla
illegittimità del referendum in Crimea e difende,
invece, la legittimità del suo governo: “Questa non è la fine –dice-, solo Dio
sa dove la Russia
si fermerà”. Kiev vuole l’Accordo con l’Ue, ma non l’adesione alla Nato, e
punta sull’appoggio degli oligarchi per spezzare le spinte separatiste
dell’Ucraina orientale.
Degno di nota il fatto che il presidente Obama registri un picco di popolarità negli Usa: in effetti il comportamento di Putin e della Russia richiama i tempi della Guerra Fredda e di conseguenza gli Americani gradiscono un atteggiamento fermo di Obama, non dico alla Kennedy della crisi di Cuba, ma...
RispondiEliminaObama dice no “a cambiare i confini a spese della democrazia” (qui, in realtà, sarebbe piuttosto il contrario: mantenere i confini a scapito della volontà popolare). Francamente non concordo con il commento: quali garanzie di democraticità può fornire un referendum svolto in Crimea nell'attuale situazione? sarebbe un referendum "bulgaro", con i soldati "non Russi" (??) a presidiare i seggi...