Scritto per EurActiv.it il 21/03/2014
Con il Vertice di Bruxelles, Matteo Renzi esaurisce il bonus europeo
di sorrisi e incoraggiamenti per l’ultimo arrivato. E già si avvertono i primi
cigolii nel rapporto con le Istituzioni comunitarie. Anche se il premier nega.
Nella conferenza stampa a fine Vertice, Renzi ha, infatti,
smentito qualsiasi rapporto conflittuale con gli interlocutori europei e ha
bollato come “fantasie” le ricostruzioni giornalistiche sui sorrisini tra i presidenti
del Consiglio Herman van Rompuy e della Commissione Manuel Barroso, parlando delle
promesse (e attese) riforme italiane.
Ma The Economist lo definisce un “giocatore d’azzardo” e,
ricordando le recenti visite a Parigi e Berlino, scrive: “A ogni tappa del suo tour, il
premier italiano ha avuto lo stesso obiettivo: ottenere margini di manovra fiscale per il suo piano a sostegno della
fragile ripresa economica italiana”.
Renzi dice: “Noi abbiamo grandissima fiducia nelle istituzioni
europee e un grandissimo desiderio d’investire nell'Europa". Ma, aggiunge,
"se è vero che l'Italia oggi paga debiti del passato, è pure vero che il
nostro compito è di iniziare a pagare per l'investimento del futuro".
Quanto ai sorrisini fra Barroso e Van Rompuy, essi "riaprono
una ferita aperta per il nostro Paese" – quella dei sorrisini tra Nicolas
Sarkozy e Angela Merkel, a proposito di Silvio Berlousconi -, ma si tratta di
una "ricostruzione lontana dalla realtà" ed "abbastanza
strana": "Se Barroso e Van Rompuy sono contenti – osserva il premier -
sono contento per loro e con loro", ma "il mio obiettivo è fare
sorridere le famiglie italiane".
Renzi, però, ritorna sul tema su cui ieri ha incassato il primo no
dalle Istituzioni comunitarie, cioè un uso dei Fondi di coesione al di fuori
dei limiti del 3% del Pil del deficit di bilancio: “Sui Fondi, va trovata una soluzione”,
perché l’Ue “non può essere solo vincoli astratti”,
Nella conferenza stampa, il premier alterna le assicurazioni di
continuità e quelle di rottura, rispetto al passato. "La posizione dell'Italia non è
cambiata: siamo in linea d’assoluta continuità coi governi che ci hanno
preceduto", dice, ribadendo che “l’Italia non prende ordini dell’Ue” e
spiegando che "il livello del debito pubblico italiano, nonostante
l’avanzo primario dei conti pubblici, dipende sì dal calo del Pil ma anche
dall'impegno a finanziare i piani di salvataggio dei Paesi in crisi".
Muovendosi tra il piano europeo e quello nazionale, Renzi nega
interventi sulle pensioni, conferma interventi sulle retribuzioni dei manager
pubblici, rilancia la battaglia contro gli sprechi della P.A.; e annuncia un
Vertice sull’occupazione a Torino.
La ripresa –afferma- "è modesta e timida ma è in atto".
Ed una delle condizioni per consolidarla è "la ripresa della
fiducia", dice, citando il presidente della Bce Mario Draghi, che ieri
aveva spiegato al Consiglio europeo “i fattori di crescita della ripresa e i fattori
qualificanti per l'Ue e per l'Italia, partendo dalla forza dell'export e
proprio dalla ripresa della fiducia".
La fiducia, per Renzi, "non è un atteggiamento psicologico, o una sorta di training autogeno, ma è una condizione dello sviluppo economico”.
La fiducia, per Renzi, "non è un atteggiamento psicologico, o una sorta di training autogeno, ma è una condizione dello sviluppo economico”.
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