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martedì 25 marzo 2014

Ucraina: G7 all'Aja, i Grandi mettono al bando la Russia, che fa spallucce

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 25/03/2014

Il presidente Usa Barack Obama viene a fare una ronda ‘anti Russia’ in Europa, come ai tempi della Guerra Fredda: l’immagine la evoca la stretta di mano tra Obama e il premier olandese Mark Rutte, all’Aja, proprio davanti al dipinto di Rembrandt ‘La ronda di notte’. Il Vertice - a dire il vero un po’ stantio - sulla sicurezza nucleare diventa l’occasione per un G7 straordinario sulla crisi ucraina, senza la Russia, come non si faceva più dal secolo scorso.

All’Aja, il presidente russo Vladimir Putin non c’è. Il ministro degli esteri Serguiei Lavrov fa sapere che il G7 “non è una tragedia”. Alla peggio, segnerà la morte del G8, uno strumento ormai antiquato di governance mondiale, inadeguato all’era della globalizzazione – peccato che il G20 sia altrettanto inconcludente -. All’esordio fra i Grandi, Matteo Renzi pare non rendersene conto e propone, come se nulla fosse, che il G8 2017, sotto presidenza di turno italiana, si faccia a Firenze.

Ai partner europei, che lusinga (“L’Europa è la pietra angolare dei rapporti Usa-Mondo”), Obama chiede di mostrare un fronte unito: propone d’inasprire le sanzioni contro Mosca, così che abbiano un impatto sull’economia russa; di sospendere ‘sine die’ Mosca dal G8, il cui prossimo Vertice, che dovveva svolgersi a Sochi ai primi di giugno, si farà a Bruxelles; di ribadire l’appoggio all’unità dell’Ucraina, che, venerdì scorso, ha firmato l’accordo di associazione all’Ue, perché l’annessione della Crimea è illegale. Tutti punti della dichiarazione approvata dopo una riunione lampo..

Gli europei, però, non vogliono isolare la Russia: insistono per mantenere aperti canali di dialogo e puntano sulla diplomazia, chiedendo a Mosca di collaborare. Lavrov è attivissimo: incontra pure, e pare buon segno, il collega ucraino Andrii Dechtchitsa.

Se l’Occidente inasprisce i toni, la Russia non arretra d’un passo: annuncia che reagirà alle sanzioni, mentre dalla Duma parte una lettera che ipotizza la spartizione dell’Ucraina con la Polonia. Il rublo torna ad essere moneta ufficiale nella Crimea ormai annessa, mentre la grivnia ucraina crolla. Kiev ordina il ritiro delle truppe di stanza nella penisola, dopo che i russi hanno occupato tutte le basi.

L’Ucraina tiene alta la tensione. E la Nato esprime timori per la situazione in Transnistria, regione della Moldavia ‘de facto’ indipendente, con un’Amministrazione autonoma con sede a Tiraspol: giorni fa, sull’esempio della Crimea, ha chiesto l’adesione alla Russia, da cui, però, è separata dall’Ucraina.

Il Vertice dell’Aja è la scena di un intreccio di bilaterali: G7 a parte, il resto ai leader importa poco – Hollande e Renzi se ne vanno in serata, hanno grane a casa-. Obama vede il cinese Xi Jinping, che, all’esordio europeo, incontra pure la Merkel e Hollande. Sia Xi che Obama hanno in agenda Vertici con l’Ue.

Renzi vede il premier giapponese Shinzo Abe: uno scambio senza sostanza, “relazioni cruciali” dice Matteo; “l’economia dell’Italia dipende dalla sua leadership”, replica l’altro. C’è, poi, uno scambio di battute con Obama (“Quando iniziai, avevo i capelli neri”, scherza l’americano); e la Casa Bianca assicura che la rimozione dei materiali nucleari Usa dall’Italia è stata completata.

All’Aja, si parla, infine, della scelta del segretario generale dell’Alleanza atlantica, che sarà decisa ai primi di aprile. I giochi sarebbero fatti per l’ex premier norvegese Jens Stoltenberg, laburista, appoggiato da Obama e dalla Merkel, da Cameron e da Hollande. Ma l’Italia ci proverebbe ancora: se Franco Frattini non fa il peso, Renzi avrebbe un asso nella manica e potrebbe tirarlo fuori giovedì, quando Obama sarà a Roma: Enrico Letta. Ma per l’ex premier sarebbe un altro smacco.

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