In
un’Europa i cui cittadini hanno paura, della crisi e del futuro, il processo
d’integrazione deve fornire indicazioni coraggiose, individuare le sfide e
proporre delle risposte, avere contenuti e fissare obiettivi. In quest’ottica
si muove, in un perimetro più del possibile che del meglio, il New Pact for
Europe, presentato oggi a Roma.
Cinque le
opzioni strategiche indicate per il futuro dell’Europa: 1) tornare alle
origini, rimediando agli errori del passato; 2) consolidare i risultati
ottenuti (se qualcosa funziona, è inutile aggiustarlo); 3) andare avanti con –non
molta, ndr- ambizione (fare di più e farlo meglio); 4) compiere un balzo in
avanti (l’unica soluzione è l’unione economica e politica); 5) cambiare la
logica più Europa / meno Europa (ci vuole un ripensamento delle fondamenta).
Cinque approcci
che, con formule ancora più sintetiche, si possono così riassumere: Inversione
a U; pragmatismo; cerchiobottismo; il cuore oltre gli ostacoli; benaltrismo
L’analisi di New
Pact for Europe nasce da un progetto promosso dalla Fondazione Re Baldovino di
Bruxelles e sostenuto da un consorzio di fondazioni europee insieme a centri di
ricerca di 19 Paesi dell’Unione europea. Il documento è stato presentato oggi a
Roma, per iniziativa dello IAI , in un convegno dal tema ‘Le possibili
opzioni’.
Il rapporto
intitolato ‘Strategic Options for Europe’s Future’ viene attualmente sottoposto
all’esame di ‘focus groups’ in diversi Paesi Ue
–per l’Italia, c’è stato un incontro a Torino-. A presentare il
documento a Roma sono stati Gianni Bonvicini, vice-presidente dello IAI,
Giovanni Grevi, direttore del Fride, e Maria Joao Rodrigues, docente alla Ulb
di Bruxelles.
Ne hanno
discusso, con la moderazione del direttore del Csf di Torino Flavio Brugnoli,
Filippo di Robilant dello IAI, Antonio Padoa-Schioppa del Csf e Maria Teresa
Salvemini, consigliere del Cnel. Le conclusioni sono state tirate da Sandro
Gozi, neo-sottosegretario alla Presidenza del Consiglio per gli Affari europei.
In conversazioni
fra esperti sul rapporto, sono emerse diverse valutazioni, imperniati sulla
necessità di dare al progetto europeo elementi di riconoscibilità forti e
condivisi dai cittadini che vadano oltre unione monetaria –l’euro e quanto lo
correda- e libertà di circolazione: una governance chiara e percepita politica
ed economica; il superamento del cosiddetto decifit democratico; un bilancio
forte con risorse proprie capace di incidere su crescita e sviluppo, ricerca e
innovazione; l’ampliamento delle frontiere dell’integrazione nel campo della
difesa; più solidarietà e più sussidiarietà; con l’obiettivi finale che per
molti deve essere l’Unione federale.
Il tutto
mettendo in archivio ulteriori allargamenti e superando il tabù, che non è nei
Trattati, del ‘tutti o nessuno’: chi vuole andare avanti può farlo senza stare
ad aspettare chi non è d’accordo.
Nessun commento:
Posta un commento