Scritto per Il Fatto Quotidiano dello 06/03/2014
Le parole sono sempre pietre, ma Usa e Russia siedono al
tavolo insieme e provano a tratteggiare percorsi negoziali per risolvere la crisi
ucraina, o almeno superare la fase più critica. Dopo giorni d’escalation
verbale d’intensità inaudita da un quarto di secolo in qua, i capi delle
diplomazie di Washington e Mosca cercano una via d’uscita incontrandosi a
Parigi.
Kerry e Lavrov partecipano all’Eliseo a una colazione di
lavoro del gruppo di sostegno al Libano. Poi, su una terrazza del palazzo
presidenziale inondata dal sole prendono un caffè ‘ucraino’, con i colleghi
francese e tedesco Fabius e Steinmeier. E tornano a vedersi nel pomeriggio: i due
hanno già dimostrato, su Siria e su Iran, di sapersi districare da situazioni
intricate, mentre i loro boss Obama e Putin fanno verbalmente a sportellate (e
Hillary Cliton dice che “Putin ricorda Hitler”).
Nessuno vuole il conflitto. Ma la Russia “non permetterà un
bagno di sangue in Ucraina”. E Kiev vuole risolvere “pacificamente” la crisi,
dice il ministro degli esteri ucraino Deshchytsia, anch’egli a Parigi e pronto “a tutti i contatti
possibili”.
Fonti tedesche, citate dall’Afp, dicono che Kerry chiede a
Lavrov che Russia e Ucraina avviino negoziati diretti. Francia e Germania
lavoravano a un piano d’uscita dalla crisi, che riprende in parte l’accordo del
21 febbraio raggiunto all’acme degli scontri: “Un governo d’unità nazionale, il
ritiro dei russi, lo scioglimento delle milizie estremiste, l’applicazione
della Costituzione del 2004 ed elezioni presidenziali”.
L’Ue pensa a creare un gruppo di contatto. E il partito
delle sanzioni perde forza,
nell’imminenza del Vertice europeo straordinario, oggi, a Bruxelles, anche se
l’Ue vara misure contro 18 esponenti ucraini. In una giornata in cui la
diplomazia italiana è poco visibile –la Mogherini spinge sul gruppo di contatto e frena
sulle sanzioni, in attesa di essere protagonista oggi a Roma, dove il 'circo' si sposta per un incontro sulla Libia-, Berlusconi prova a inserirsi nel gioco incontrando
l’ambasciatore Usa a Roma John Phillips.
Sul
piano economico, L’Ue ha pronti aiuti per l’Ucraina da 11 miliardi di euro in
due anni. Con i tre già dati dalla Russia e quello promesso martedì dagli Usa,
farebbero i 15 che Kiev chiede. Ma l’offerta è condizionale.
Sul terreno, provocazioni e disinformazione sono petardi che
scoppiano per impedire il negoziato. Fonti ucraine dicono che l’inviato
speciale dell’Onu Robert Serry è stato fermato da uomini armati in Crimea
–l’Onu ridimensiona: Serry è stato bloccato in auto e minacciato da una dozzina
di facinorosi, ma tutto s’è risolto in fretta-. Il ministro degli esteri estone
Paet racconta a Lady Ashton che i cecchini responsabili di molte uccisioni a
piazza Maidan erano agenti dell’opposizione, che volevano esacerbare l’ostilità
contro Ianucovich.
Ma ci sono pure episodi reali, come le tensioni alla base
missilistica ucraina d’Evpatoria in Crimea. L’Osce invia nella penisola 35 uomini non armati: il mandato è capire
"chi sia al potere lì e che cosa possa fare l’Organizzazione" che
riunisce tutti i Paesi europei e Usa e Canada. Il numero due dell’Onu Eliasson dice a Kiev:
"Spero che la guerra fredda sia finita. Nessuno ha interesse a rievocare i
fantasmi del passato".
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