Gli Usa studiano un piano per evacuare dall’Iraq gli Yazidi,
una minoranza perseguitata dal Califfato integralista, e, per la prima volta,
non escludono il ricorso a truppe di terra per portarli in salvo.
E l’Ue convoca, a Ferragosto, un Consiglio dei Ministri degli Esteri
straordinario, sul groviglio di crisi dell’estate cruenta della politica
internazionale, Iraq e Ucraina, Gaza e Libia.
Di fronte alle barbarie contro i cristiani nel Califfato, la
Santa Sede resta attivissima: così, Papa Francesco scrive al segretario
generale dell’Onu Ban Ki-moon; e il Vaticano accusa l’Europa di rimanere
“marginale” in questo dramma.
Sul terreno, le milizie avanzano: raid aerei Usa e combattenti
curdi peshmerga le frenano in Iraq, ma in Siria gli jihadisti conquistano
posizioni intorno ad Aleppo, in combattimenti con una quarantina di caduti.
A Baghdad, la politica è impaniata in disquisizioni
giuridiche. Al-Maliki, il premier uscente, dichiara che il suo governo resterà
in carica, in attesa d’una decisione della Corte federale sulla legittimità
della decisione del presidente Masum d’affidare a un altro leader sciita, al-Abadi,
il compito di formare un esecutivo di unità nazionale. Nel suo discorso
settimanale, al-Maliki dice che intende “così difendere lo Stato e tutelare i
diritti degli elettori".
Per al-Abadi, la strada non è tutta in discesa. Lo prova il
fatto che un attentatore suicida si sia fatto esplodere a un posto di blocco della
polizia vicino alla sua abitazione: per la tv ‘al Arabiya’, il kamikaze è stato
l’unica vittima. Un’altra esplosione anti-sciita ha invece fatto una decina di
vittime nella capitale.
La Casa Bianca intima ad al-Maliki, di farsi da parte: "Deve
rispettare il processo politico", ammonisce un portavoce. Che aggiunge: "E'
quanto gli stessi iracheni hanno deciso".
Gli Stati Uniti vagliano diverse alternative per mettere al
sicuro le popolazioni minacciate dalle forze integraliste, tra cui
"corridoi sicuri" e ponti aerei. Il presidente Obama esclude l’impiego
di forze di terra per combattere gli jihadisti, ma non per operazioni
umanitarie, e autorizza l’invio di 130 consiglieri, osservatori e istruttori –fu così che il conflitto in Vietnam iniziò
-.
Con base a Erbil, capitale del Kurdistan, i militari Usa
gestiranno l’assistenza umanitaria a decine di migliaia di sfollati. I 130 consiglieri
vanno a sommarsi ai 300 che Obama inviò a Baghdad a giugno, per sostenere il governo iracheno nella
lotta allo Stato Islamico.
Per fronteggiare l’emergenza umanitaria e valutare
l’evoluzione sul terreno e a Baghdad, l'Alto Rappresentante per la politica estera
e di sicurezza europea, Catherine Ashton, ha, dopo molte sollecitazioni,
indetto un ‘consulto di Ferragosto’ fra i ministri dei 28. L’italiana Federica
Mogherini apprezza l’iniziativa: "E' bene che l'Ue, come chiesto dall'Italia
e poi dalla Francia, affronti le drammatiche crisi” in atto in questi giorni. Dal
consulto, si attende una dichiarazione di principio condivisa su tutti e tre
gli scenari di crisi -Iraq, Gaza, Ucraina- e un'azione comune forte e
coordinata.
Fra i 28, la Francia intende armare i curdi, come fa
l’America; la Gran Bretagna progetta un’azione militare, oltre che umanitaria;
l’Italia valuta la richiesta curda di mezzi e armi. Invece, la Germania è più
cauta.
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