Italiani
pro-Putin, ciucci e mazziati. A Federica ‘la filorussa’, i Paesi Ue dell’Europa
centrale fanno lo sgambetto con candidati rivali nella corsa all’Alto
Rappresentante per la politica estera e di sicurezza europea. E Putin le tira indietro
le pesche: mica frutta marcia, bella matura, buona da esportare. Bel successo per
la politica estera dell’Italia, presidente di turno del Consiglio dell’Ue.
All’inasprimento delle sanzioni contro la Russia per la crisi ucraina, Mosca
risponde colpendo l’export europeo (ed americano) agro-alimentare, un affare italiano
da 700 milioni di euro l’anno.
Proprio mentre
Roma sollecita a Bruxelles misure d’emergenza per la crisi delle pesche, in
sovrapproduzione, con un crollo dei prezzi, Mosca ci mette un carico da 40 e affonda
il settore.
Ai timori
italiani, l’Ue risponde con un consulto beffa: i prezzi scendono perché nel
2013 erano saliti; ci rivedremo per riparlarne.
L’Italia si
ritrova tutti contro: i partner europei, che la bollano come l’amica di Putin,
e la Russia, che la tratta da ventre molle dell’Ue. Meglio colpire con
ritorsioni l’Italia che la Germania, parimenti dipendente dall’energia russa.
E non speriamo
troppo nella comprensione del presidente eletto della Commissione europea
Juncker, che, in interviste, fa l’accomodante, con una punta di veleno:
“L’Italia filorussa? Lo è sempre stata, pensate a Berlusconi. Non è rimprovero
da fare alla Mogherini. Però bisogna capire le ansie e le riserve dei Paesi
dell’Europa centrale di fronte alla crisi ucraina”.
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