Scritto per EurActiv.it il 27/08/2014
Cadono gli ostacoli per la nomina di Federica Mogherini ad Alto Rappresentante per la politica estera e di sicurezza europea. Fonti diplomatiche di alto rango a Bruxelles danno oggi per certa la nomina, al Vertice straordinario di sabato 30 agosto. Persistono, invece, incertezze sulla scelta del presidente del Consiglio europeo.
Dopo indiscrezioni di stampa sull’acquisita condiscendenza della cancelliera Merkel alla nomina della Mogherini, oggi è il Financial Times a darne per certa la nomina “nonostanze preoccupazioni per la sua posizione verso la Russia” –l’asserita tradizionale posizione filo-russa italiana-.
E il presidente eletto della Commissione europea, il lussemburghese Jean-Claude Juncker, fin qui tiepido sulla scelta della Mogherini, cui avrebbe preferito la bulgara Kristalina Georgieva, fa sapere, tramite un portavoce, che non si opporrà alla scelta dei leader dell’Ue sull'Alto rappresentante.
"Se una maggioranza di stati membri è d'accordo sul nome di un Alto Rappresentante, non sarò certo io a bloccare questa decisione" dice Juncker tramite il portavoce, in risposta a una domanda sulle chances della Mogherini.
Il portavoce ribadisce, però, che "quel che più conta è che si rispetti l'equilibrio Est-Ovest necessario per i tre principali ruoli Ue, cioè presidente della Commissione europea, presidente del Consiglio europeo e Alto Rappresentante".
La presidenza del Consiglio europeo
Il che significa che il successore di Herman van Rompuy dovrebbe essere un esponente dell’Est. Accanto al nome del premier polacco Donald Tusk, che avrebbe il sostegno britannico, secondo l’FT; si fanno con insistenza quelli dell’ex premier estone Andrus Ansip -liberale- e dell’ex premier lituano Valdis Dombrovskis. E secondo alcune indiscrezioni sarebbe pure tornato in corsa l’ex premier finlandese Jyrki Katainen, designato commissario europeo.
L’appoggio britannico a Tusk deriverebbe dal fatto che il premier David Cameron vuole un presidente del Consiglio che non venga dalla zona euro e che sia incline ad opporsi a ogni ulteriore trasferimento di potere verso Bruxelles.
I giochi in Commissione
Per quanto riguarda la Commissione europea, è escluso che i portafogli vengano attribuiti già sabato –anche perché resta da sciogliere il nodo del numero delle donne-, ma le voci si susseguono. Secondo fonti di stampa diverse, per il posto di responsabile degli Affari economici i nomi restano quelli dell’attuale presidente dell’Eurogruppo e ministro delle finanze olandese Jeroen Dijsselbloem e dell’ex ministro delle finanze francese Pierre Moscovici –e resta l’ipotesi di dividere il portafoglio tra rigore e crescita-.
Per il britannico Lord Hill, Cameron vorrebbe un portafoglio pesante come Mercato interno, Concorrenza o Energia.
Nomina sicura, dopo l’appoggio della Merkel in cambio di un sostegno spagnolo contro l’asse franco-italiano pro-flessibilità, tra l’altro indebolito dai recenti sviluppi francesi, sarebbe quella dell’ex ministro dell’Economia spagnolo Luis De Guindos alla presidenza dell’Eurogruppo.
La questione femminile
Intanto, il Gruppo S&D al Parlamento europeo ha ribadito che non darà la fiducia alla Commissione di Juncker se non avrà un numero di donne almeno pari a quello della Commissione Barroso 2, che ne conta nove. Attualmente, le candidature ufficiali e ufficiose presentate dagli stati membri indicano che il numero di donne nell’Esecutivo sarà al massimo di sei.
I socialisti e democratici non sosterranno un collegio di commissari con meno donne di quante ce ne siano attualmente", scrive in una nota Gianni Pittella, presidente del gruppo S&D. La minaccia di veto segue quella dei liberali espressa ieri per lo stesso motivo. Insieme, i due partiti hanno 258 seggi su 751.
Considerato che euroscettici e sinistra hanno già manifestato la loro opposizione a Juncker, si arriva a 410 eurodeputati contrari alla nuova Commissione: largamente più della maggioranza di 376. Pare evidente che Juncker dovrà fare concessioni a socialisti e liberali, forse su altri fronti, per evitare una clamorosa bocciatura nell'aula di Strasburgo.
Cadono gli ostacoli per la nomina di Federica Mogherini ad Alto Rappresentante per la politica estera e di sicurezza europea. Fonti diplomatiche di alto rango a Bruxelles danno oggi per certa la nomina, al Vertice straordinario di sabato 30 agosto. Persistono, invece, incertezze sulla scelta del presidente del Consiglio europeo.
Dopo indiscrezioni di stampa sull’acquisita condiscendenza della cancelliera Merkel alla nomina della Mogherini, oggi è il Financial Times a darne per certa la nomina “nonostanze preoccupazioni per la sua posizione verso la Russia” –l’asserita tradizionale posizione filo-russa italiana-.
E il presidente eletto della Commissione europea, il lussemburghese Jean-Claude Juncker, fin qui tiepido sulla scelta della Mogherini, cui avrebbe preferito la bulgara Kristalina Georgieva, fa sapere, tramite un portavoce, che non si opporrà alla scelta dei leader dell’Ue sull'Alto rappresentante.
"Se una maggioranza di stati membri è d'accordo sul nome di un Alto Rappresentante, non sarò certo io a bloccare questa decisione" dice Juncker tramite il portavoce, in risposta a una domanda sulle chances della Mogherini.
Il portavoce ribadisce, però, che "quel che più conta è che si rispetti l'equilibrio Est-Ovest necessario per i tre principali ruoli Ue, cioè presidente della Commissione europea, presidente del Consiglio europeo e Alto Rappresentante".
La presidenza del Consiglio europeo
Il che significa che il successore di Herman van Rompuy dovrebbe essere un esponente dell’Est. Accanto al nome del premier polacco Donald Tusk, che avrebbe il sostegno britannico, secondo l’FT; si fanno con insistenza quelli dell’ex premier estone Andrus Ansip -liberale- e dell’ex premier lituano Valdis Dombrovskis. E secondo alcune indiscrezioni sarebbe pure tornato in corsa l’ex premier finlandese Jyrki Katainen, designato commissario europeo.
L’appoggio britannico a Tusk deriverebbe dal fatto che il premier David Cameron vuole un presidente del Consiglio che non venga dalla zona euro e che sia incline ad opporsi a ogni ulteriore trasferimento di potere verso Bruxelles.
I giochi in Commissione
Per quanto riguarda la Commissione europea, è escluso che i portafogli vengano attribuiti già sabato –anche perché resta da sciogliere il nodo del numero delle donne-, ma le voci si susseguono. Secondo fonti di stampa diverse, per il posto di responsabile degli Affari economici i nomi restano quelli dell’attuale presidente dell’Eurogruppo e ministro delle finanze olandese Jeroen Dijsselbloem e dell’ex ministro delle finanze francese Pierre Moscovici –e resta l’ipotesi di dividere il portafoglio tra rigore e crescita-.
Per il britannico Lord Hill, Cameron vorrebbe un portafoglio pesante come Mercato interno, Concorrenza o Energia.
Nomina sicura, dopo l’appoggio della Merkel in cambio di un sostegno spagnolo contro l’asse franco-italiano pro-flessibilità, tra l’altro indebolito dai recenti sviluppi francesi, sarebbe quella dell’ex ministro dell’Economia spagnolo Luis De Guindos alla presidenza dell’Eurogruppo.
La questione femminile
Intanto, il Gruppo S&D al Parlamento europeo ha ribadito che non darà la fiducia alla Commissione di Juncker se non avrà un numero di donne almeno pari a quello della Commissione Barroso 2, che ne conta nove. Attualmente, le candidature ufficiali e ufficiose presentate dagli stati membri indicano che il numero di donne nell’Esecutivo sarà al massimo di sei.
I socialisti e democratici non sosterranno un collegio di commissari con meno donne di quante ce ne siano attualmente", scrive in una nota Gianni Pittella, presidente del gruppo S&D. La minaccia di veto segue quella dei liberali espressa ieri per lo stesso motivo. Insieme, i due partiti hanno 258 seggi su 751.
Considerato che euroscettici e sinistra hanno già manifestato la loro opposizione a Juncker, si arriva a 410 eurodeputati contrari alla nuova Commissione: largamente più della maggioranza di 376. Pare evidente che Juncker dovrà fare concessioni a socialisti e liberali, forse su altri fronti, per evitare una clamorosa bocciatura nell'aula di Strasburgo.
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