Scritto per EurActiv.it il 22/08/2014, con l'inserimento di dispacci d'agenzia
Per Matteo Renzi, è un’estate a doppia dimensione, su tutti
i fronti, dalla crisi all’Iraq: italiana ed europea, perché l’Italia ha la
presidenza di turno del Consiglio dell’Ue. Nell’attesa che il ricalcolo del Pil
da parte dell’Istat, con l’inserimento del sommerso, migliori i conti, se non
proprio la situazione economica.
Confrontandosi con quelle che il premier bolla come
“chiacchiere estive” su pensioni e tasse, il premier sollecita una svolta
deall’Ue. E i suoi collaboratori gli tengono bordone, in interviste a raffica: l’Ue
“deve smetterla di farsi influenzare dalle proprie paure” –dice Graziano
Delrio- e deve tornare a essere “l’Unione degli investimenti, della crescita,
della speranza, dei giovani che trovano lavoro”.
Il ‘piano Juncker’ va, per Delrio, in questa direzione.
Intanto, il Def slitta a ottobre, cioè a dopo che l’Istat, d’intesa con
Eurostat, avrà apportato un sollievo statistico, che, insieme alla spending
review quantizzata ora in 16 miliardi di euro, consenta di evitare una
ulteriore manovra.
Con Bruxelles, resta aperto il fronte della flessibilità, su
cui l’Italia non è sola. François Hollande, presidente francese, ne invoca di
più e ricorda che la Germania
non è la sola a decidere. Dicendo “basta” all’Europa dei tecnocrati e dei
parametri, Sandro Gozzi, sottosegretario agli Affari europei, dice: "Agli
Stati, spetta fare le riforme, all'Europa spetta applicare le politiche in
maniera più intelligente e le regole in maniera meno contabile. I dati di Germania,
Finlandia e Paesi Bassi indicano che la politica di sola austerità non basta,
non va nell'interesse di Europa e dell'Italia".
Con un occhio alla flessibilità, Gozi prosegue: "Se la
crescita deve essere al centro dell'impegno europeo, occorre che l'Europa
permetta di fare le riforme, attraverso un'applicazione più elastica delle regole
e si impegni a fare degli investimenti pubblici e privati a livello europeo. Il
Piano che Juncker ha annunciato di 300 miliardi in tre anni è una priorità italiana:
ne aspettiamo con interesse i dettagli, perchè senza investimenti la crescita
non riparte".
Tra la missione lampo in Iraq del 20 agosto e le polemiche
col M5S sulla giustizia e coi sindacati sulle pensioni, Renzi e il governo
stanno preparando lo sprint di fine estate: riforma
della giustizia, riforma della scuola, infrastrutture, spending review.
La due giorni di fine agosto sarà
cruciale: il 29, a
Roma, Consiglio dei Ministri sulle riforme; il 30, a Bruxelles, il Vertice
delle Nomine ‘d’appello’, dopo il fallimento del 16 luglio, per designare
presidente del Consiglio europeo ed alto rappresentante per la politica estera
e di sicurezza europea – c’è una candidata italiana, Federica Mogherini – e per
discutere la composizione e la struttura della Commissione europea.
Secondo l’Agi, dall’identikit
della Commissione Juncker “si capiranno molte cose: Renzi cercherà di fare leva
sul rapporto con i francesi, senza dimenticare gli spagnoli, per convincere i
tedeschi e gli altri paesi nordici a mettere in soffitta la linea del solo
rigore”.
I dati macroeconomici delle ultime
settimane, che mostrano un rallentamento della crescita in tutta l’Ue, giocano
a favore della tesi italiana: “La speranza di avere dall'autunno politiche
europee più lungimiranti per la crescita non è morta”. Il che non vuole dire
che l’Italia “chiederà uno 'sconto' –
aggiunge l’Agi -: il parametro del 3% sarà rispettato e non serviranno manovre
correttive. Si tratta di valutare quali siano le voci di sola spesa e quali di
investimenti strutturali per le riforme”.
Quel che Renzi cerca di fare –
scrive l’Agenzia- “è ribaltare di 180 gradi la politica europea”, perché “l’Ue
non è solo spread: ‘I nostri nonni hanno fatto l'Unione contro la guerra, non
per fare una moneta unica’". Più valori e meno parametri, insomma. Nella consapevole
che l'Europa sarà tanto più flessibile quanto più l'Italia si presenterà con i
conti in ordine.
E allora ecco l'elenco delle
promesse: “Basta nuove tasse per non deprimere i consumi –scrive l’Agi-, no a interventi
sulle pensioni per non penalizzare i ceti medi, sì invece a tagli alla spesa e,
senza legarsi a date, al tentativo di ridurre la pressione fiscale ad
"altre fasce di popolazione" dopo l'intervento degli 80 euro”
Se il premier spazza via notizie e
polemiche come “chiacchiere d'agosto", non rinuncia a rintuzzare il botta
e risposta che si trascina con i sindacati. "Se vogliono un autunno caldo,
facciano pure. Già l'estate non è stata un granché...".
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