Vatti a fidare, di quelli che arrivano al potere con l’etichetta di acque chete: appena tre mesi dopo essere salito sul trono saudita, re Salman bin Abdelaziz ha indicato un nuovo principe ereditario, suo nipote, il ministro dell'Interno, e ha scelto uno dei suoi figli come secondo nella linea di successione al trono.
Salman salta così una
generazione in questa dinastia dove gli ottuagenari come lui sono giovanotti,
rinforza il proprio potere e conferma quella capacità di scelte rapide e nette,
che aveva già mostrato in diplomazia prima non peritandosi di scatenare una
vera e propria guerra intestina sunnita, poi creando una coalizione anti-sciita
e anti-integralista.
Nonostante avesse
promesso di rimanere nel solco tracciato dal suo predecessore, il defunto re
Abdullah, il nuovo monarca ha apportato numerosi cambiamenti al governo e ha
dato un volto più bellicista al Paese. Di cui ora cerca di consolidare il
rapporto con gli Stati Uniti, secondo un’interpretazione non da tutti condivisa.
Re Salman ha agito a
colpi di decreti reali, 34 in un colpo solo, ridisegnando la linea di
successione al trono, rimpastando il governo e defenestrando il fratellastro,
principe Muqrin bin Abdelaziz, finora erede al trono. Secondo i media sauditi, che
citano un comunicato di Corte, l'avvicendamento è stato chiesto Muqrin: non ci
sono elementi per confermarlo o per smentirlo. Ma di certo Salman ha così
rafforzato il suo potere e il controllo dinastico.
Il nuovo principe
ereditario è suo nipote, Mohammed bin Nayef, 55, che era secondo a Muqrin. Mohammed,
zar dell'anti-terrorismo saudita, è molto conosciuto negli ambienti
internazionali: è ritenuto vicino agli Usa e inflessibile nella lotta all'estremismo
islamico. Mohammed manterrà la carica di ministro dell’Interno, ma sarà pure
premier: nell’agosto del 2009, sfuggì a un attentato e da allora è nemico
acerrimo del terrorismo integralista. Il figlio del re, principe Mohammed bin
Salman, trent'anni appena, ma già ministro della Difesa, diviene secondo nella
linea di successione: attualmente, il suo è il volto della campagna militare
saudita nello Yemen.
Finora, il regno è
stato guidato da vari figli di Abdulaziz, il fondatore della dinastia degli
al-Saud, Mohammed sarebbe il primo nipote del monarca fondatore a salire al
trono, segnando così un salto di generazione e regolando per decenni, anche per
mezzo secolo, la questione dinastica.
Il colpo di scena avviene
mentre l’Arabia saudita, primo esportatore di petrolio al mondo, è attiva su
vari fronti internazionali, economici, politici, militari: Riad ha
deliberatamente innescato il calo del prezzo del petrolio sui mercati mondiali,
non riducendo la produzione a fronte di una domanda debole; e guida la campagna
nello Yemen contro le milizie Houthi, sciite e filo-iraniane, per ridare il
potere al legittimo governo a guida sunnita –proprio il fatto di avere una
madre yemenita avrebbe indebolito la posizione del principe Muqrin, 69 anni, a
lungo a capo dell’intelligence-.
Il rimpasto, il
secondo del suo regno, segna una cesura con il lascito di re Abdullah: Salman
ha pure sostituito il ministro degli Esteri, principe Saud al-Faisal, che
ricopriva l'incarico dall’ottobre 1975, cioè da quasi 40 anni, con
l'ambasciatore a Washington, Adel al-Juber, il primo non “di famiglia” ad
assumere il ruolo, un uomo che conosce bene la diplomazia statunitense. Alla
Salute va il capo d’Aramco Khalid al-Falih, mentre il ministro del petrolio Ali
al-Naimi resta al suo posto.
Si ignora se vi sia
un nesso tra le decisioni del re e l’annuncio coincidente delle autorità
saudite d’avere sventato un attentato kamikaze con un’autobomba contro
l'ambasciata Usa a Riad da parte di una cellula del sedicente Stato islamico.
La polizia ha arrestato 93 persone, fra cui 77 sauditi, accusate di far parte
del gruppo jihadista. Il piano anti-Usa sarebbe stato in "fase di
preparazione avanzata" ad opera di due siriani e di un saudita e sarebbe stato
scoperto a marzo.