La Grecia turba l’Ue a Washington e la irrita a Bruxelles: passano le settimane, ma la soluzione della trattativa apertasi dopo le elezioni di fine gennaio non s’avvicina. E Atene ‘flirta’ con Mosca, in un intreccio di indiscrezioni e smentite sui possibili aiuti russi (finanziari e/o energetici).
La prossima settimana, i ministri dell’Unione e dell’eurozona torneranno a riunirsi, dopo una pausa di circa un mese. I responsabili delle Finanze si vedranno a Riga, in modo informale, ma si sono già visti a Washington in settimana, alle sessioni di primavera del Fondo monetario internazionale.
Grecia protagonista a Washington e a Bruxelles
Dove la Grecia è entrata in molti discorsi. Il presidente della Bce Mario Draghi dice che “il futuro del Paese è nelle mani del governo di Atene” e che è “prematuro speculare su un’uscita della Grecia dall’euro”, ma che “è meglio essere equipaggiati”. Il ministro greco Yanos Varoufakis gli fa eco: è “fiducioso e ottimista” e non crede che “la comunità internazionale stia perdendo la pazienza”, anche se a misurare certe dichiarazioni delle Istituzioni internazionali qualche dubbio dovrebbe averlo.
Il ministro italiano Pier Carlo Padoan non esclude una crisi greca, ma assicura che essa non avrà “nessun impatto” sull’Italia, il cui debito –dice- “si stabilizza”, perché “l’area euro è più forte”. "Tocca ad Atene fare proposte concrete su un programma di riforme da sottoporre alle istituzioni e all'Eurogruppo … Il negoziato va avanti, non è semplice: ora sta al governo greco farsi avanti”.
E mentre gli appuntamenti di Washington confermano il miglioramento del clima economico internazionale –la ripresa della zona euro si rafforza e ne migliorano le prospettive, il QE della Bce funziona e proseguirà come previsto fino a settembre 2016-, dalla Grecia giungono voci –e smentite- di casse quasi a secco e di stipendi pubblici e pensioni a rischio, anche se il governo assicura che tutto sarà pagato normalmente anche e maggio –il che non rappresenta di per sé un’enorme rassicurazione-.
L’agitazione dei mercati e l’impazienza delle Istituzioni
I mercati, però, rimasti a lungo indifferenti al tiramolla Ue-Grecia, da qualche giorno temono il contagio: Borse giù e spread su, fin quasi a quota 150. E le banche centrali dei Paesi dell’Europa sud-orientale si svincolano dal debito con Atene.
Non ci sono scadenze vincolanti immediate, anche se l’Eurogruppo attendeva una lista di riforme entro il 20 aprile per poterne discutere nell’informale di Riga il 24 e se c’è in gioco una fetta di aiuti da 7,2 miliardi. Il capo dell’Fmi Christine Lagarde dice che l’importante è avere un’intesa prima dell’estate. Ma la Commissione europea dichiara la propria “insoddisfazione” per gli scarsi progressi fatti e invita a intensificare i lavori e l’Fmi, intanto, ribadisce il no a diluire il debito.
L’idea comune alle Istituzioni internazionali è che la trattativa è in stallo e che Atene non fa passi avanti sulle riforme, mentre la situazione politica e sociale greca torna a deteriorarsi.
Un quadro di riferimento improntato all’ottimismo
Il quadro di riferimento internazionale, europeo e italiano, resta, invece, improntato all’ottimismo, nonostante in Italia i tecnici del Parlamento lancino un allarme sul Def, individuando il rischio d’una manovra aggiuntiva da 6 miliardi, e BankItalia calcoli che a febbraio il debito è ancora salito a 2.169,2 miliardi, un nuovo record.
L’Fmi ritocca al rialzo le stime per l’Italia: +0,5% Pil nel 2015, +1,1% nel ‘16, con disoccupazione rispettivamente al 12,6 e 12,3% -l’Italia resta, però, dopo Cipro, la peggiore della classe dell’euro-.
Per Padoan, “i nostri conti sono pienamente nell’ambito delle regole Ue” e le stime sulla crescita sono “prudenti”. BankItalia vede segnali più favorevoli, anche se la ripresa è ancora incerta, e invita ad andare avanti con le riforme per rilanciare crescita e lavoro.
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