Scritto per Il Fatto Quotidiano del 24/04/2015
Ci sono anche in Europa i dottor Stranamore dal Drone Facile, pronti a
usarli come toccasana contro i barconi degli scafisti schiavisti, come se
fossero strumenti chirurgici – versione hi-tech delle bombe intelligenti -.
Andatelo a spiegare ai familiari di Giovanni Lo Porto, 38 anni, cooperante
siciliano, ucciso da un drone della Cia ai confini tra Pakistan e Afghanistan
dopo oltre tre anni di prigionia – era stato rapito in Pakistan nel gennaio 2012
-. E chiedetelo a Barack Obama, che ai droni deve molti successi della sua
Amministrazione nella lotta contro il terrorismo, o almeno nell’eliminazione di
numerosi terroristi, ma che ha spesso dovuto esprimere le sue condoglianze per
le vittime non previste, i “danni collaterali” di ogni guerra.
"E' con enorme dolore che ci siamo resi conto che
in un'operazione antiterrorismo a gennaio sono stati uccisi due ostaggi
innocenti, prigionieri di al Qaeda", ha annunciato la Casa Bianca. "I
nostri pensieri vanno alle famiglie di Warren Weinstein, 72 anni, americano,
ostaggio dal 2011, e Giovanni Lo Porto, italiano, ostaggio dal 2012".
Quando il presidente Mattarella lo citò, nel discorso d’insediamento in Parlamento,
il cooperante siciliano era già morto. E
quando Renzi andò a trovare Obama la settimana scorsa, il sospetto della Cia
era quasi certezza: la riluttanza degli Usa ad armare i droni in possesso degli
italiani, perché magari li usino in Libia, può anche avere radici in questa
vicenda.
La notizia era ufficiale da mercoledì sera: il
presidente Obama ne aveva personalmente informato proprio Renzi. Ma solo ieri è
stata diffusa. Nel comunicato, la Casa Bianca spiega che nell'attacco contro un
edificio di al Qaeda,sono stati uccisi "accidentalmente" entrambi gli
ostaggi: "Non c'era motivo di credere che all'interno del compound fossero
presenti" i prigionieri. Un po’ come fra qualche settimana potremmo
scoprire che non c’era motivo di credere che dentro un barcone ormeggiato da
qualche parte lungo le coste della Libia e pronto a essere utilizzato dagli
scafisti dormivano decine di migranti.
Nell'operazione e' stato ucciso anche Ahmed Farouq,
cittadino americano tra i leader di al Qaeda. E in un altro raid nella stessa area è stato
eliminato l'ex portavoce di Al Qaeda, Adam Gadahn. E' stato Obama a decidere di
desecretare le informazioni sull'operazione anti-terrorismo, condotta a gennaio
per colpire un complesso di edifici occupati da al Qaeda, in cui si
nascondevano i vertici dell'organizzazione terroristica. Sulla presenza di
"vittime collaterali" nel raid, la Cia ha cominciato a indagare da
febbraio: il complesso era tenuto da giorni sotto sorveglianza e non era stata
segnalata la presenza di civili.
Il presidente americano s’è assunto la "piena
responsabilità" per la morte dei due ostaggi: "Come marito e come
padre posso solo immaginare il dolore e l'angoscia delle due famiglie" per
la perdita dei loro cari. Porgendo loro le "scuse più sentite", Obama
s’è detto convinto che "meritassero di conoscere la verità":
"Alcune operazioni anti-terrorismo devono rimanere segrete ma gli Stati
Uniti sono una democrazia e quindi è giusto" riferire quanto successo.
"L'operazione", ha aggiunto il presidente,
"è stata coerente con le linee guida anti-terrorismo": "Si fanno
errori, a volte mortali”, ha ammesso. Il ministro degli esteri Gentiloni ha
attribuito la responsabilità di quanto accaduto “interamente ai terroristi”.
Lo Porto era stato rapito il 19 gennaio 2012, mentre
rientrava a Multan, nel Punjab pakistano, con un collega della Ong tedesca Welt
Hunger Hilfe. Nell'ottobre del 2014, il collega era stato liberato in una
moschea alla periferia di Kabul. Al rientro in patria aveva raccontato che già
da un anno i sequestratori avevano spostato Lo Porto. Weinstein viveva in
Pakistan da sette anni e lavorava per un’azienda collegata all’UsAid, l’agenzia
Usa per lo sviluppo internazionale. Era stato sequestrato il 13 agosto 2011
nella sua casa di Lahore.
Con l’uccisione di Lo Porto, sono due gli ostaggi italiani ancora nelle mani di rapitori. Padre Dall’Oglio
in Siria e il medico Ignazio Scaravilli in Libia. Non è la prima volta che un
ostaggio italiano resta ucciso in un raid amico: era accaduto ad esempio nel
2012 in Nigeria, la vittima delle teste di cuoio inglesi fu l’ingegnere Franco
Lamolinara.
Nessun commento:
Posta un commento