P R O S S I M A M E N T E

Buone Feste - Sereno Natale - Un 2017 Migliore - Buone Feste - Sereno Natale - Un 2017 Migliore - Buone Feste - Sereno Natale - Un 2017 Migliore

lunedì 20 aprile 2015

Immigrazione: Ue, le prefiche dell'Unione tra dinieghi e 'scaricabarile'

Scritto per Il Fatto Quotidiano del 20/04/2015

Le prefiche dell’Europa tornano a recitare le loro litanie, dopo l’ennesima tragedia nel Mediterraneo d’un barcone d’immigrati, la più grave di tutte, la più prevedibile. Perché chi toglie Mare Nostrum e pretende di sostituirla con Triton, che è un’operazione più ridotta e con una missione più modesta, al limite delle acque territoriali e non oltre, sa che il rischio è questo e, implicitamente, lo accetta.

Adesso, il premier Renzi chiede un Vertice europeo straordinario in settimana e presumibilmente lo otterrà, anche se la presidenza di turno del Consiglio dell’Ue, lettone, non è sensibile al problema: ci sono contatti con i leader dei 28 per un consulto d’emergenza. E oggi si vedono, a Lussemburgo, i ministri degli Esteri dei 28: era previsto, ma il dramma immigrazione diventa il tema principale.

E parte il tamtam delle ovvietà. Federica Mogherini, responsabile della politica estera e di sicurezza europea, che oggi presiede la riunione, chiede che l’Ue agisca senza indugi e che i Paesi del Sud non siano lasciati soli. Francois Hollande, presidente francese, chiede di agire d’urgenza e propone un incontro congiunto Esteri / Interni –altri se ne sono già fatti, senza esito-.

Il coro dello sdegno e dell’orrore è a 28 voci. Ed esponenti delle istituzioni porteranno il cordoglio dell’Ue sui luoghi della tragedia, come fecero José Barroso e Cecilia Malmstroem nell’autunno 2013. A cominciare dal presidente del Parlamento europeo Martin Schulz, oggi in Italia.

Il Papa, che scelse Lampedusa come prima tappa del suo ministero, e che ha il coraggio delle parole, piange “i fratelli che cercavano la felicità”, un’aspirazione legittima. Ma, oltre la retorica spesso ipocrita del dolore e dello sdegno, bisogna avere chiare su responsabilità, possibilità e contesto. Che non sempre sono quello che appare.

La Commissione europea non ha, al momento, né il mandato politico né la disponibilità finanziaria per fare di più di quanto non stia già facendo. E, anzi, le dimensioni di Triton, con la partecipazione di quasi tutti i Paesi Ue e pure di Paesi extra-Ue, sono un progresso e un successo, rispetto ai mezzi di Frontex Plus, l’azione europea precedente. E i Trattati non vincolano l’Ue a una politica comune dell’immigrazione e dell’accoglienza.

Bisogna, dunque, che i Governi dei 28 prendano la decisione politica di dare dimensione europea allo sforzo di evitare le tragedie dei barconi e mettano a disposizione delle autorità comunitarie soldi e mezzi. Senza di che si resta confinati a uno scambio di recriminazioni sterile; o ai ‘conti della serva’ di chi recrimina che l’Italia riceve dall’Ue meno di quanto le versa –vero, ma è così per tutti i Grandi Paesi e lo sarebbe di meno se noi utilizzassimo bene i fondi europei-.

C’è sul tappeto una proposta italiana, che è sensata, ma che è aleatoria nella realizzazione e che richiede, comunque, tempi lunghi: quella di creare, nel Nord Africa, centri di accoglienza e selezione degli aspiranti migranti, verificando sul posto chi può legittimamente richiedere asilo e chi invece aspira a migrare per ragioni economiche e intercettando eventuali improbabili infiltrazioni di terroristi e integralisti. Ma, finché in Libia c’è la guerra, il piano è difficile d’attuare.

In questo modo, certo, si supererebbe anche il vincolo degli accordi di Dublino, per cui l’asilo deve essere richiesto nel Paese d’approdo e non là dove si vuole arrivare.  

E qui veniamo al contesto. Gli arrivi di immigrati via mare nell’Unione rappresentano, comunque, anche in questa fase di emergenza, una parte ridotta, inferiore al 10% su base annua, dell’insieme degli arrivi. E Paesi come la Gran Bretagna, la Francia, la Germania e persino la Svezia ogni anno concedono più asili, molti di più, dell’Italia. E, infine, la Commissione europea calcola che l’Ue abbia bisogno nei prossimi 15 anni di 30 milioni di migranti, per fronteggiare il calo demografico e le esigenze economiche: ci vuole, quindi, accoglienza, non respingimenti.

1 commento:

  1. Peccato che chi deve decidere forse non abbia nemmeno la conoscenza di base dei Trattati che regolano la questione...

    RispondiElimina